recensioni dischi
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ROBBE'  "Vecchie cicatrici"
   (2020 )

Giù il cappello! per quella nicchia di artisti che, solo nel momento in cui affiorano gli istinti significativi, sono in grado di proporre prodotti più che dignitosi, poiché la sincerità è tangibile nelle righe degli spartiti. Tra questi, individuiamo il ventiseienne Robbè (Roberto Doto): artista che si autodefinisce ipocoristico (dal greco “chiamare con voce carezzevole”), originario della linea di confine del trittico Puglia, Irpinia e Basilicata ma, oggi, “adottato” da Bologna. Il suo cantautorato, nel debut-album “Vecchie cicatrici”, ha impulsi veraci, di genuina espressione folk, che converge in un’ideale tratta tra Sud-Italia ed Irlanda, concettualizzato sotto forma di ballads e danze popolari del nord U.K. (reels). Si presenta con la gaia baldanza di “Gli animi, i sensi e la pelle”, roteata in bel vortice di violini, similarmente alla titletrack. E’ innegabile che Robbè sia un trasparente “artigiano” della musica, curando con certosina minuzia i dettagli dei brani, sapendo ricreare quell’effetto retrò che non dispiace mai di rivivere. Inoltre, sa galoppare in bilico tra ballad e gaudente folk in “Ancora una sera” e “Vorrei vivere al mare”, mentre dà un’ulteriore scossa dinamica nell’energica “Canzone per me”, sicuramente scelta da chi anela danzare a perdifiato. Invece, tra sviolinate frizzanti e rullanti forsennati, sfoggia una traccia pienamente “Bucolica”. Poi, esaudito lo sfizio dialettale di “Criatur”, impennato con archi altisonanti, si getta nella passionale “La fine del mondo” per laccare un album ricco di sonorità accese, frementi, che sanno di radici di vita, di culture, di brillanti tradizioni che partono dall’ardore meridionale e si stagliano sulle fredde scogliere d’Irlanda, con la grandezza delle piccole cose e rituali autoriali per nulla frequenti. Ecco il segreto di “Vecchie cicatrici”: rimarginare tagli di quotidianità con giusta cura compositiva, scevra da maliziose emulazioni di sorta, che nessuno gli potrà contestare, riconoscendo quel rispetto riservato solo alla lodevole cerchia degli artisti d.o.c. Te lo dice un romano: buona la prima, Robbè! (Max Casali)