DENIS FRAJERMAN "Macau peplum"
(2020 )
Lo so, lo so, l'ho detto piu' volte: questo è l'album piu' bello del 2020 mai ascoltato. Stavolta ne sono convinto, anche perché siamo a novembre. Se non arrivano altre piacevoli sorprese per Natale. Comunque, perché l'ho trovato cosi' bello? Perché questo (appena uscito per Klanggalerie) è un disco "vecchio". E' diviso, ma allo stesso tempo no, in due parti: ''Macau peplum'' (la tunica di Macao) e ''Le Voyeur'' (e qui non traduco, lo sapete cosa signifa, spioni). Tutte registrazioni del 1996,1997 e 1999. Frajerman suona innumerevoli strumenti: tastiere, basso, percussioni, batteria, nastri, balalaika, rebab (una sorta di liuto afgano), voci. Il tutto accompagnato da musicisti del calibro di Herve' Zenouda (zarb), Eric Roger (corno e fisarmonica russa per bambini... o fisarmonica per bambini russi, chissà!), Sandrine Bonnet e Susannah Rooke (voci, infatti nella prima traccia vi è una voce molto sensuale e gentile, da ascoltare senza fidanzate o mogli attorno). "Sì, ma perché è cosi' bello?" . Un attimo, ci arrivo! Ascoltate ''Romulus Vulvus'', ''Krui Ta Race'' e ''Qui vole un oeuf vole bas'' (''chi ruba un uovo, vola basso''). Queste tracce rappresentano appieno l'essenza del lavoro del compositore francese. Voci eteree, suoni di oggetti a caso, leggerezza degli strumenti (se ci sono) e tanto Medio Oriente. Non c'e' niente di scontato qui. Tutto è lasciato al caso, in modo metodico. Un bellissimo paradosso in questi tempi di canzoni omologate e preconfezionate. (Matteo Preabianca)