recensioni dischi
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MARCO PARENTE  "Life"
   (2020 )

A sette anni di distanza dal precedente “Suite Love”, Marco Parente è tornato con un nuovo album di inediti intitolato “Life”, ultimo capitolo della trilogia “Poe3 is not Dead” di cui fanno parte anche “American Buffet”, a firma Buly Pank, e “I passi della cometa – Marco Parente suona Dino Campana”. I pezzi sono dieci e si esauriscono in trentacinque minuti, presentandoci un Marco Parente ancora nuovo, capace di giocare con generi e influenze diverse. L’atmosfera melliflua del singolo “Nella giungla” apre un album che accelera timidamente già con “Vita”, e che si lascia dominare dagli archi in “Lo spazio tra i personaggi”, in uno scenario che si fa quasi teatrale. Un attimo più avanti, “Life” si mostra dimesso, nella sua versione più intimista, con “Ok panico!”, prima di una sorprendente “Avventura molecolare”, in salsa trip hop e scandita da un ritmo che flirta col reggae. La dolcezza di “In mezzo al buio”, dopo un’intro vagamente Radiohead, è espressa da chitarre leggere, mentre spetta a un contrabbasso lo stesso compito in “Ma quand’è che si ricomincia da capo?”, tanto essenziale quanto intensa. C’è, addirittura, qualche sottile nota psichedelica in “Il gusto della via”, che si sviluppa in maniera piuttosto imprevedibile per tutta la sua durata, prima che, nella ballad “Mai solo”, Marco Parente indossi i panni del cantautore puro, accompagnato da chitarra e pianoforte. La gemma finale è un’operetta di quattro minuti (“Bar 90”), in cui c’è – forse – tutto Marco Parente: poeta, cantautore e musicista. È proprio per coglierne tutte le sfumature che “Life” richiede, con garbo, diversi ascolti per disvelarsi nella sua interezza: una volta scoperto, è francamente difficile non innamorarsene. (Piergiuseppe Lippolis)