recensioni dischi
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ZUMTRIO  "Radioscapes"
   (2020 )

Zumtrio è un progetto che indaga le relazioni tra ciò che è strutturale e l’improvvisazione. Quella crepa che divide questi due approcci è in realtà un torrente che non separa ma unisce due sfere tra loro collegate e continuamente in contatto. In Radioscapes la chitarra elettrica di Francesco Canavese si interfaccia perfettamente con la radio analogica e i sintetizzatori di Francesco Giomi e le batterie e le percussioni di Stefano Rapicavoli.

Prodotto negli studi di Tempo Reale e registrato in parte lì e in parte a Villa Strozzi, Radioscapes è un’opera abbacinante e sghemba, intrisa di richiami al mondo dell’improvvisazione chitarristica e alla rigida struttura della classica, un inedito e intrigante flirt tra il non progettato e il precisamente architettato. È un lavoro intrinsecamente fiorentino, un tripudio di colori, di stagioni e di amori, a tratti noise e a tratti più dolce, che accompagna l’ascoltatore tra mille stati d’animo diversi tra loro.

I brani che compongono Radioscapes sono lunghi e ostici, sperimentali e rampicanti, che si insinuano nelle pieghe dei nostri abiti e ne escono a fatica. Il disco conquista energicamente anche nei momenti più strani e difficili, come nelle piroette ritmiche di “California”, con le tragiche declinazioni della sua parte chitarristica, piena di una scarica di note angoscianti. È avvolgente nel brano che apre il disco, “Un Tavolino a Parte”, suite di oltre venti minuti, dove la chitarra viene usata in maniera estremamente originale, i ritmi sono selvaggi e intricati e l’apparato elettronico, di rumori e sintetizzatori, è simile a un pizzicotto continuo che tiene sempre sull’attenti chi ascolta.

Il progetto si muove in una miriade di direzioni diverse, ci risveglia e colpisce più volte, finché non ci sentiamo magneticamente attratti da esso. La chiusura, affidata a “Giornate Colorate”, anch’essa lunga più di venti minuti, è una controparte esaltante del brano d’inizio. Una scarica di suoni sinistri e drammatici si alternano a scariche adrenaliniche di chitarra, distorte e taglienti, a synth cupi e inquietanti e a voci che sembrano provenire dall’oltretomba. Radioscapes di Zumtrio è un disco claustrofobico e mistico, che lascia esterrefatti e fortemente convinti. (Samuele Conficoni)