recensioni dischi
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PAOLO DOESN'T PLAY WITH US  "Muffled heart sounds"
   (2020 )

Armonie colorate, striate di tocchi internazionali e cura massima dei timbri sonori sono il rilevante corredo sonoro con il quale i Paolo Doesn’t Play With Us si ripresentano sul mercato con “Muffled heart sounds”, per dare un centrato seguito al già brillante debut-album di tempo fa. Il progetto fa capo a Giulia Mecci e Matu Maini, stavolta arricchito dal drummer Tommy Ruggiero, per conferire più marcatura e sensibilità verso tematiche incentrate su amori, serenità, emancipazione e per anelare un vivere migliore, tra acustica oniric-folk e tocchi di etno e psych. Per rivelare i connotati cantautorali, arriva l’acustica pizzicata ed alquanto ipnotica di “Mother”, però va rilevato che gli arpeggi intimistici sono una costante su (quasi) tutta la lista, benché le due women ricorrano a variabili che puntano ad àmbiti a stelle e strisce. Quindi, largo alle svisate dobro di “Another land”, o alle pennate stop&go di “Behind the curtain”, orlate con archi onirici, oppure stupitevi del banjo oriental-mantrico di “This rain” che non è affatto roba dozzinale, ma frutto del saper osare con intellighenzia e piena consapevolezza del proprio potenziale. Sanno entusiasmare con minimal-sound ma maxima resa: basta far fluire la cascata di corde che scorrono nei “Rivers” delle loro menti per decantare il coraggio di certe scelte rischiose ma feconde ed efficaci. Invece, la splendida “Go beyond” sembra puntualizzare il fermo credo di “andare avanti”, togliendo la patina ovattata dai cuori per (de)liberare la spontaneità dell’arte. Le due Paolo Doesn’t Play With Us potrebbero tirarsela come fossero i Simon and Garfunkel in gonnella, ma sono troppo “signore” per farlo e troppo sagge per sprecare l’energia in spocchia inutile. Quindi, meglio concentrare tutto sul cosmo creativo, perché solo da esso si genera una beauty-art e non dagli atteggiamenti costruiti dal vanto. Perciò, avanti con umiltà ed estro spontaneo, sennò tutto questo “potrebbe bruciarsi” in due minuti come la conclusiva “Could it burns”. Ragazze, occhio alle scottature! (Max Casali)