ROBERTO VENTIMIGLIA "Look at the stars tonite (a lockdown time diary)"
(2020 )
Fortunatamente, non tutti gli artisti, che in questo periodo di lockdown hanno deciso di produrre musica a testimonianza di questa inedita situazione storica, lo hanno fatto con riferimento alla facile retorica dell’“andrà tutto bene”. Piuttosto, è stata l’occasione per guardarsi dentro e produrre qualcosa di cui realmente si sentiva il bisogno, lontano dai calcoli di marketing. Roberto Ventimiglia ha fatto così, con l’EP “Look at the stars tonite (a lockdown time diary)”. Cinque canzoni di indie rock praticamente prodotte da solo, nella filosofia “fai da te”, che iniziano con uno sguardo interiore sereno, in “Look at the stars tonite”: “The world is just fine and singing loud tonite / my mind is just fine and thinking clear tonite, the sky turns blue”. Il cielo che torna blu, tra parentesi, in questi mesi è tema ricorrente dei video quotidiani di David Lynch nel suo canale YouTube, che, spesso, non fa altro che dirci che tempo fa da lui. E anche quando c’è nebbia o pioggia, non può fare a meno di dire che dopo tornerà il “blue sky, and golden sunshine”. Forse anche lo sguardo di Ventimiglia si può accostare a quello del grande regista–guru. La chitarra elettrica incontra inserti synth, che nel miscuglio ricordano i fasti dei migliori Bluvertigo, pur con una maggiore sobrietà. “'Tis a pity, indeed” è invece un brano dall’armonia sognante, con incedere costante ma calmo di pianoforte e una chitarra vagamente barrettiana. “Black ink” è caratterizzata da un lento tremolo di chitarra, e si gioca con gli echi della voce e degli strumenti. Le parole più evocative sono quelle della delicata e tenera “London”, ambientata nel parco e nel sentimento: “Write my name on a bench when I'm gone. Feel the squirrel, feel the fox”. Da notare che lo scoiattolo nominato qui, compare anche nel videoclip di “2081”, tratto dal suo album “Raw” uscito sempre quest’anno. Infine, “Lockdown time diary page” sono impressioni sul mondo attuale, elencando i giorni che sembrano tutti uguali, sopra un rapido basso sintetico, predominante in tutta la canzone. Nel complesso un EP tranquillo, che fa felice chi segue il lo-fi. (Gilberto Ongaro)