recensioni dischi
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GIUNI RUSSO  "Energie"
   (1981 )

"Franco, senti... c'è questa tua corregionale che gira da un po' senza trovare quello che, come hai appena cantato tu, sia il suo centro di gravità permanente. Ha già fatto un sacco di cose, è anche andata a Sanremo, ma l'unica notorietà che ha avuto è stata urlare COLORE SEMPRE VIVOOO in uno spot per una televisione. Tu che hai appena vinto Sanremo con Alice, da qui cosa potresti tirarne fuori?". Battiato mise Giuseppa Romeo in arte Giuni Russo davanti ad un microfono e, possiamo pensare, un "Minchia" tutto siculo gli sarà uscito dalla testa. Chiaro che il personaggio Giuni Russo era più ostico e meno vendibile della Carla Bissi da Forlì, e infatti "Energie", l'album che ne scaturì, non portò a transennare i negozi di dischi. Però, la critica anche decenni dopo lo definisce come un capolavoro, e non certo solo per quella ipocrita rilettura dei repertori dei defunti.

Capolavoro. Perchè Giuni Russo raggiungeva vocalità non possibili ad altri umani (provate voi a imitare i versi dei gabbiani senza vedere la vostra ugola finire per terra), perchè la sua interpretazione era perfetta per i testi di Battiato e per le musiche di Giusto Pio: basti andare a sentire "Una vipera sarò" per chiedersi se si tratti davvero di voce di donna e non una qualche ricostruzione al computer. Ci sono brani che poi sarebbero stati riutilizzati da Battiato, come "Lettera al governatore della Libia", anche se in questo originale saltò il verso su "quell'idiota di Graziani" che era riferito a Rodolfo ma che Giuni temeva venisse collegato a Ivan. E non c'è ovviamente "Un'estate al mare", croce e delizia della carriera della Nostra, anche se in tutte le ristampe successive gli ombrelloni-oni-oni, che in origine erano stati cantati mesi dopo, sarebbero poi stati riproposti. Anche perchè altrimenti pochi si sarebbe avvicinati ad un disco che non aveva tracce conosciute. Sbagliando, perché qua si raggiungono vertici che chissà quando la musica italiana declinata al femminile aveva o ha poi raggiunto successivamente. Provare per credere, e peccato che la discografia, dopo, le abbia solo chiesto copie di brani estivi: cosa ci siamo persi. (Enrico Faggiano)