recensioni dischi
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NOTTURNO CONCERTANTE  "Let them say"
   (2020 )

Hanno sempre in mente il tentativo di tenere presente l'evoluzione della musica, di risultare personali e di intersecare vari generi con equilibrio, tra passato e proiezioni future. Ci son voluti otto anni per tornare a riassaporare l'eclettismo prog dei Notturno Concertante (band ultratrentennale) con "Let them say". Ma, in tutto questo lungo lasso di tempo non sono stati di certo con le mani in mano. La loro ricerca continua, per fondere soluzioni stilistiche, non si è mai fermata e l'approccio con questo nuovo lavoro stimola non poche curiosità: in primis, per allontanare sospetti di ruggine ed antiquato, e poi per la scelta di esiliare le parole per l'occasione, a cominciare dalla titletrack, miscelata con acustica incalzante ed incroci di violini estranianti, mentre "Delicate sabbath" è un pregiato incontro tra etno-blues e folate balcaniche. Più sommesso è l'humus di "Fellow travellers", circondato da un clarinetto oriental-sound che recita la parte del leone, similarmente a "Le magnifiche sorti e progressive". Invece, la frenesia di "So far out" non è fine a sé stessa, perchè è la simbiosi rappresentativa di una band che bracca il guizzo evolutivo, in barba ai detrattori, mentre i sette minuti di "Handfull of hopes" sono un bagno purificante nell'oriental-prog più stiloso, con filati di violini frementi e vorticosi. A laccare l'uscita, giunge la perizia di una mandola che dondola con archi malinconici, in una girandola di sensazioni filo-oniriche. Dopo sei album, di cui l'ultimo del 2012, c'era da riaccendere il motore dei Notturno Concertante dopo il lungo stand-by ma, da esperti officianti musicali quali sono, han pulito ad arte i filtri stilistici per ripartire col turbo di "Let them say", che lascerà sul posto chi (eventualmente) non approverà il nuovo corso dei Nostri. Ma, per loro, c'è già la risposta pronta nel titolo: "lasciateli parlare"... (Max Casali)