DANIELE GUASTELLA "Homaj vol.1"
(2020 )
Del suo girovagare nel mondo Daniele Guastella non ha buttato nulla, trasformandolo in qualcosa di tangibile che desse chiari segnali di centrata globalizzazione, valorizzandoli in musica con la testimonianza di "Homaj Vol.1". Un album sontuoso, dall'amenità ambiziosa che aduna gran parte degli artisti incontrati nelle sue mete interculturali, arricchendosi con più ampie conoscenze etniche a varie latitudini. Come suggerisce il titolo, si tratta, appunto, del primo atto di 9 brani (su 17 previsti), in cui "Homaj" attinge dall'esperanto per indicare, significativamente, "Umani". A tagliare il nastro di partenza spetta alla splendida "Eroi", che sprizza delicati sentimenti con idealità semplice ma penetrante, e, con tocco in seconda voce dell'ex Denovo Luca Madonia, non poteva che battezzarlo come primo singolo, mentre il secondo estratto "Umani" è un chorus a quattro idiomi che s'intrecciano a meraviglia, con la forza unificante di mettere in rilievo la follia assurda che alimenta il razzismo, quando carne, ossa e sangue accomuna la razza umana. Un brano elegante, costruito col prezioso apporto di Anita Vitale e Ahmed Elgeretli: due ugole che apportano indubbio sapore all'insieme. Daniele spazia dalla ricchezza all'essenzialità assemblativa, con disarmante sorpresa. Ad esempio: "Stato di quiete" (performata con Jerusa Barros) calamita l'ascolto verso l'anelito della serenità, raggiungibile solo se predisposti ad accettare sé stessi con antenne recettive del pulsare del mondo. Da una nazione all'altra: stavolta, con "Rondine" ci spostiamo in Russia per un respiro globalizzato, espresso con tipiche sonorità sovietiche. Invece, batte un cuore bulgaro nella rockeggiante "In your eyes", che vedrei bene inserita nei palinsesti radiofonici per la sua carica emotiva filo-funky, ben effigiata insieme alla singer Mihaela Fileva, già nota in terra natia. "Peccato mortale" abbraccia
una velata invettiva contro la disinformazione che apporta (ahimé!) espressioni destabilizzanti sulla cultura, alimentando un preoccupante pragmatismo o, peggio ancora, solipsismo, e lo strale elettronico che Guastella contempla nel brano, raffigura bene l'idea allarmistica, sorretta anche dalla bravura della siciliana Giovanna D'Angi. Ora, un salto in Moldavia per gustarsi la toccante ballad "The life beyond" insieme alla talentuosa Lidia Isac, nella quale l'interrogativo se ci sia un'ulteriore vita oltre a questa è posto, comunque, con la fiduciosa speranza di essere riproposta con chissà quale altra forma e modalità. A rappresentare l'Australia c'è l'apprezzabile Pauly Zarb, che fiancheggia il Nostro in forbita matrice rock, elegantizzata da tocchi di tastiera nostalgica, che rimandano al Gazebo di "I like Chopin". Logicamente, "Homaj Vol. 1" non rientra nel novero di dozzinale progettualità ma va inserita in un contesto che abbraccia la distinzione
globale (sia stilistica che di popolo) con un world-mash-up multicolor e fuori dal coro, grazie alla mano, socialmente sempre aperta, di Daniele Guastella: lodevole tessitore di congiunzioni etno-interculturali. Che esempio! Impariamo... (Max Casali)