recensioni dischi
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SEE MAW  "A luci spente"
   (2020 )

Magari non vi è nuovo sentire che molti artisti traggano ispirazione al calar del buio poiché, a bocce ferme, si è più inclini all'ispirazione. Però sono rivelazioni che vanno prese con le molle poiché, un conto è dire che la notte ha fatto sbocciare alcune canzoni ed un altro è quello di accorgersi che, dalla mezzanotte in poi, si apre imprescindibilmente un mondo scritturale, come succede all'artista milanese See Maw, appena un quarto di secolo di vita e già finissimo talento in evoluzione continua, dopo un paio di e.p. all'attivo ("Ghiaccio" e "Depre Mood"). Il primo album "A luci ferme" è formato da otto tracce che disegnano traiettorie dub, trap, clubbing e dancefloor, e si avverte che Simone (il suo vero nome), quando compone, gli viene automatico crearsi delle immagini in testa, non necessariamente quelle che potranno poi formare una clip, ma intese come sequenze estetiche del mood rappresentato. L'aperitivo della casa "Nella mia testa" ce lo fa scolare in poco più di due minuti, con quel tipico sottofondo ambient da american-bar, ma ovunque si faccia incursione si trova, sovente, un'ammaliante ritmica, come nella titletrack, che comincia a fregiarsi anche di sommesse cuciture cantautorali. Però la sinapsi del Nostro è troppo estrosa per limitarsi a pochi stili: nel singolo "Champagne" mesce un calice Trap dai toni pigri e spaziali. Ah, ve l'ho già detto, no? Tutto avviene "Di notte", dopo il rintocco delle ore 24: è questa l'unica fascia oraria in cui See Maw si mette all'opera per delineare il suo micro-cosmo scritturale, spesso dai contorni crepuscolari e visionari, senza cadere mai "A picco", cosa che, in questa occasione, allarga lo stilismo verso l'Indie-rock, come se i Perturbazione fossero preda di un trip immaginifico. Invece, l'altro singolo "Venerdi" (col Feat. di Dola & Dado Freed) è un fluido clubbing-pop che avvicina la sfera cantautorale in maniera più netta, però orlata con accenni rap e terza voce che perfeziona l'incastro narrativo. Non è che ci siano chissà quali altre alternative: questo è un disco da ascoltare "Con gli occhi chiusi" nel pulsare della notte, per catturarne tutte le sfumature dettate dal fascino di sonorità oscure, streganti, prima che l'alba intacchi il sogno prefigurato e ci condanni all'attesa di un nuovo calar del sole. In finale, scendono stille di dancefloor in "Piangi" che, a tratti, assume insolito slancio ballad. Di sicuro, con "A luci spente" molti più occhi saranno puntati su See Maw, poiché con quest'opera si evince la messa a punto del suo stilismo interessante che, seppure muovendosi tra Ghali ed Iosonouncane, presenta una miriadi di belle trovate personali da scovare, disseminate qua e là. Come si catturano? Ma che domande... Di notte, of course! (Max Casali)