recensioni dischi
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FAITH NO MORE  "Angel dust"
   (1992 )

Tutte le potenzialità dei Faith No More confluiscono in “Angel Dust”, dando vita ad un opera articolata ed anche spiazzante. I miglioramenti sono notevoli in fatto di varietà, espressività e capacità di sintesi. In un certo senso, il gruppo rivisita sé stesso; ciò che ne risulta è un lavoro che non abbandona le sonorità tipiche del gruppo, ma le rielabora sotto un’altra luce, quella della creatività. Nemmeno un brano suona stantio, ogni ascolto è una riscoperta, lo stupore accompagna questi 14 brani. Stupore dovuto alla perfezione delle composizioni, al canto multiforme di Patton e alla ripresa, ancora più efficace, del rock totale di “Introduce Yourself” che mescolato alla maggior freschezza delle nuove canzoni, permette di raggiungere vette di bellezza ancora inedite. “Angel Dust” è un disco che ha molto da insegnare in quanto fonde veemenza metal ed un atteggiamento quasi intellettualistico; è un album avanti, molto avanti. La violenza che diventa strumento intelligente e non istintivo; tutto questo quando i Nirvana continuavano a parlare punk rock (non è una critica ma un confronto). Probabilmente, il movimento nu metal, che qui ha le sue radici, non incarna ancora appieno questo concetto, così totalizzante. Se prima si rivisitava il passato, d’ora in poi si anticiperà il futuro. Bastano i primi secondi a far capire quanto i Faith No More siano scappati avanti; le chitarre hardcore che ci introducevano in “The Real Thing” sono sostituite dall’incedere tumultuoso e subliminale di “Land Of Sunshine”, un magnifico rap acido deturpato da eco sinistre. La cosa che però lascia a bocca aperta è come la band sappia proporci le sue geniali trovate con la massima semplicità; ogni brano ha diversi livelli di lettura. Ci si può fermare al suono pesante e granitico, oppure scavare nei meandri psichici di questo immenso affresco drammatico. “Caffeine” non fa eccezione; un riff virulento e la ritmica possente nascondono in realtà ben altro; il canto fuori tempo, gli intermezzi oscuri le grida omicida. Siamo all’eccellenza; già dopo due canzoni il valore enorme dei Faith No More viene inesorabilmente a galla. Una capacità davvero rara quella del gruppo di convertire sonorità ben riconoscibili ed anche facilmente fruibili in qualcosa di nuovo ed unico. Se “Rv” è un teatrino irriverente, “Midlife Crisis” e “Smaller and Smaller” danno la semplice prova che con “Angel Dust” in nu metal nasce e raggiunge immediatamente il suo apice; melodie dolenti, ritornelli epici, atmosfere avvolgenti ed effetti elettronici. In particolare la seconda si fa notare per la sua ferocia e le grida gelide nel finale desertico. Ma è stile più che vera rabbia. Assistiamo ad una sintesi estrema di numerosissimi generi. “Everything's Ruined” è un ibrido esemplare di melodia pop, slancio emotivo e muro di distorsioni. “Malpractice” è un metal ancora più truce; Patton non disdegna le grida, la ritmica si fa marziale, il caos prende il sopravvento. La qualità si mantiene ottima per tutta la durata del disco; da questo punto di vista, “Angel Dust” è un album colossale, davvero longevo e pieno di canzoni di valore. Sarebbe pedante analizzare a fondo ognuna di esse. “Kindergarten” è un altro ottimo rap-metal, questa volta ricamato su eco noise e voci effettate. “Be Aggressive” è una danza industriale addobbata a dovere dai coretti divertenti, il tutto incorniciato da un organo funereo. Il ritmo è irresistibile, l’approccio divertente e divertito pure. Le chitarre suadenti di “A Small Victory” sono un eccezione in un disco carico di tensione come questo; inutile dire che si tratta di un altro ottimo brano. È davvero difficile “Angel Dust”; gli elementi da analizzare sono così numerosi che riesce difficile spiegare realmente quanto sia stupendo e ricco il disco. “Crack Hitler” parte come una ballata araba che deflagra gradualmente; sempre e solo gusto estetico, perfetto. “Jizzlobber” è il momento più carico di tensione ed emotività; un ritmo nervoso ci introduce ad un demoniaco canto distorto, l’epilessi di Patton. Improvvisamente si cambia tono ed intensità, in una sorta di fuga dall’inferno che ha poi il suo finale inaspettato nelle note grevi di organo e nel coro celestiale. Come nel disco precedente, il finale è lasciato ai brani più dissonanti. In questo caso, la melodia vacua di “Midnight Cowboy”, è il meritato riposo dopo tanta tensione. Attenti però, si tratta sempre e solo di estetica, qui non c’è niente di esistenziale. “Easy” diciamo che non c’entra niente con il disco, seppur gradevolissima. Quindi, come non elogiare un disco come “Angel Dust”? Carico di tutta la potenza crossover dei Faith No More e per di più, ricco di novità, di esperimenti, di canzoni uniche, splendide. Si tratta in poche parole di un lavoro che probabilmente raggiunge l’apice del movimento crossover ed anticipa tutti i gruppi nu metal, ma lo fa con una qualità che questi nemmeno si sognerebbero. Un imponente macchina sputa fuoco dall’animo nobile. (Fabio Busi)