ANGELINA YERSHOVA "Piano mirage"
(2020 )
Mettiti di fronte una parete bianca in casa, chiudi gli occhi e apri le orecchie. Angelina Yershova, pianista kazaka, ti accompagnerà. Riapri gli occhi durante l’ascolto, e sul muro potresti avere dei miraggi. Questa è l’intenzione di “Piano mirage”, il suo album (appena uscito per AY Records) che raccoglie quattordici brani pianistici dalle emozionalità diverse, ma caratterizzate tutte da una certa delicatezza del tocco, anche nei momenti più “drammatici”. Gli episodi sono quasi tutti brevi, come ciliegie da mangiare una dopo l’altra. La placida “Miss Green”, la vorticosa e sospesa “Fluid rainbow”, la stretta al cuore di “Light mirage”, la spazialità delle note gravi di “Desert mirage”, che nascondono suoni fischianti, tutto è volto a cullarti. Nell’“Idyllic mirage”, sotto al pianoforte si avvertono bassi bassi, degli archi pizzicati che ammiccano al mondo elfico di Enya, ma è solo qualche istante. Angelina spesso e volentieri ti concede di soffermarti su ogni singolo suono. Se richiudi gli occhi, puoi anche levitare con la sedia, arrivando a “Icarus”. Accanto al pianoforte, una flebile voce fissa note lunghe e sussurrate. Sembra che Yershova cerchi di restare in sospensione armonica il più possibile, senza dare mai la sensazione di arrivare da qualche parte con la musica, nonostante le ali siano sbattute velocemente da molte note rapide. Di contro, “Dusha” si muove molto, per quanto riguarda l’armonia. La melodia viene quasi da cantarla, istintivamente, è molto… italiana. Angelina ti fa perdere nelle emozioni che ti scatena, e lo fa consapevolmente in “Lost in emotions”, assieme al violinista Manfred Croci. In “Purple passion” la pianista ha gioco facile con le progressioni, nel veicolare fiamme ardenti. “Shadow” è un minuto di oscuro rigore, mentre “Mysterious bride” è una fiaba in note, ispirata forse dalle ore di attesa di Raperonzolo, rinchiusa nella torre. Suoni statici ed elettronici, gravissimi e potenti aprono “Stellar sky”, tra rifrazioni luminescenti e note ghiacciate di pianoforte, disperse in questo brano d’eccezione, nel contesto del disco. Un’odissea nello spazio dell’anima di Angelina. L’ispirazione per l’ultimo brano “Towards the sun”, Yershova lo trova in un campo gialleggiante di frumento. Il mare giallo di macchie ondose e lente la fa creare questa musica dal sapore magico. Riaprendo gli occhi, il muro bianco lo vedrai turbinare di colori, forse annacquati dalle lacrime di gioia che ti sono scese. (Gilberto Ongaro)