recensioni dischi
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VISAGE  "Demons to diamonds"
   (2015 )

La storia si era dovuta chiudere per forza, perché con la morte di Steve Strange, immagine del progetto e voce, andare avanti non era per niente facile. Però, come capita stesso in questi casi, c’era rimasto qualcosa su cui si stava lavorando, e vuoi non svuotare gli archivi? Certo, però questo “Demons to diamonds”, uscito postumo di un qualche mese, è qualcosa che poteva e può andare bene solo per gli amanti nemmeno tanto del genere, quanto solo per i completisti di chi ormai trecento generazioni fa si era appassionato alle movenze rallentate del new romantic e quindi voleva sapere come è andata a finre la faccenda. Parliamoci chiaro: il sound è lo stesso dei tempi d’oro, i collaboratori tutto sommato gli stessi (Midge Ure, perfino Boy George di cui è la foto in copertina... nel senso che è una sua foto fatta a Steve, non che ci è finito George, in copertina), e in alcuni casi sembra davvero di tornare indietro nel tempo (“Your skin is my skin”, che peraltro potrebbe tranquillamente sembrare uscito dal primo album dei Duran Duran), anche se è normale che ci sia un senso di qualcosa di raffazzonato, di elementare. O anche di atroce, vedi la cover di “Loving the alien” che David Bowie fece in tempo a sentire, chissà, prima di raggiungere Steve Strange nell’aldilà e, probabilmente, prenderlo a sberle per la realizzazione davvero scalcinata e afona. Consiglio mio: riprendetevi gli album che uscirono tra il 1980 e il 1983, o se proprio volete aggiornarvi cercatevi “Hearts and knives”, uscito nel 2013 dopo decenni di silenzio, che è un pochino meglio. Qui c’è, come si suol dire, tanta buona volontà ma l’evidente senso di un qualcosa che non è stato terminato come si sarebbe dovuto, al punto che in una deluxe version dell’album, a dare la voce ad un brano iniziato ma non completato, c’è James Grant, quello dei Love&Money, quelli di “Halleluiah man”, per intenderci. Vabbè, gli abbiamo voluto bene lo stesso. (Enrico Faggiano)