recensioni dischi
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TRIO KAOS  "Dalla Cira con furore"
   (2020 )

Negli anni '80 prese piede in Italia il rock demenziale, portato al successo da gruppi come Skiantos, Squallor, i Supercircus di Andrea Mingardi, Kandeggina Gang, Elio e tanti altri. Un movimento che ha provato più volte a riemergere ma senza paricolare fortuna. Ebbene, da un paio d'anni, dalle parti di Pesaro ci riprova il Trio Kaos che, infischiandosene di essere (per cosi dire...) "fuoritempo", che fa? Scende in campo con un debutto live senza passare dalla sala d'incisione, raggruppando i 10 inediti di "Dalla Cira con furore". Dalle premesse si capisce (vero?) che, in questo disco, ci sia poca riverenza e convenzionalità, grazie alla bizzarria creativa del leader Iuko (una sorta di Freak Antoni con debite proporzioni, eh?), alla singer-drummer Ilarì e a Elisa (basso e viola da gamba). E' innegabile che trattasi d'esordio "grezzo" ma spontaneo, acerbo ma prossimo al maturo futuro, nel quale le piccole e fisiologiche ingenuità progettuali sono compensate dallo smaliziato impeto creativo che darà modo all'estro del trio di mettere a fuoco i dettagli che contano. In apertura, si riflette con lo specchio in ludica autoironia, con scarni arpeggi chitarristici. Poi, l'indie-pop passa la mano all'irriverente blues di "Bradipo" che, in parte, trasloca anche in "Orizzonte degli eventi", mentre "Calzini spaiati" è alquanto percussiva e rabbiosa, come piacerebbe ad un certo Achille Lauro. Azzeccatissimo il singolo "Pandammetano", pregnante di stralunata spensieratezza che fa battere il piedino con andazzo serrato orecchiabile. Vedete, il linguaggio del Trio Kaos è cosi "maledettamente" diretto, in un chorus di divagazioni quotidiane , di quelle che sfido chiunque a non averle vissute, e ciò fa in modo che l'orecchio diventi complice con rapida aderenza. Dopo la laconica e minimale "Schifo", la singer Ilarì introduce il rock disidratato di "Wish I could", duettando con Iuko e ritagliandosi lodevoli vocalizzi in coda: tutto (ricordiamo) rigorosamente dal vivo. Ora, preparate i cerotti per medicarvi dalla rasoiata punk di "I buoni propositi" che, in un paio di minuti, scatena baldoria e quella goliardica demenzialità che fu tipica dei succitati Skiantos: un cocktail di pseudofuturismo indie non eroico e poco accomodante. Per chiudere, "La ballata del casellante" è la bizzarra ciliegina che guarnisce la decima fetta di una torta esecutiva sempre sul filo del surreal-quotidiano, un po' dada e cinicamente equilibrato. Certo che, in periodo di quarantena e con le labbra tendenti al basso malinconico, "Dalla Cira con furore" le riporta su, denigrando la seriosità con una mitragliata evasiva esulante dal modaiolo, lanciando il guanto di sfida verso un genere all'apparenza demodè, però non è vero che "i buoni propositi non si avverano mai...": metti che, fatalmente, torni in auge il demenzial-rock, loro ci cascano dentro ad honorem, perchè un conto è cavalcare facilmente stucchevoli ruffianerie, ed un altro è perseguire l'obiettivo con paraocchi asimmetrici e fuori sincrono, perché al Trio Kaos non piace vincere facile. Vedrete... (Max Casali)