recensioni dischi
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THE YOUNG NOPE  "Gulp!"
   (2020 )

Intanto, complimenti per il nome. Chiamarsi come la geniale serie di Sorrentino “The Young Pope” e cambiarlo con una sola lettera, inserendo un termine di negazione, è brillante. The Young Nope è una band musicalmente affine ai Bud Spencer Blues Explosion, per il suo sound sporco e carico di blues classico pentatonico. L’album “Gulp!” contiene dieci brani carichi d’intensità emotiva, a partire da “Calcare” e dalle sue parole sperdute: “Essere attratto da pianeti neri in orbita, sto correndo dove la luce non scalda il mio cuore”. Lungi dall’essere una cover dei Subsonica, “Preso blu” è un rock’n’roll lisergico sulle paure auto-provocate: “Sei in carcere da un po’, claustrofobico, le sbarre ce le hai messe tu”. “Sei un Rolling Stones” rallenta i bpm e ospita nell’arrangiamento un ghiro fra le percussioni (quello che fa trrr-t-t-trrr-t-t-trrr) e ancora una volta le parole sono lancinanti: “Stringo i denti per romperli, faccio finta di non pensare ma se mi fermo tutto intorno fa male”. Questo brano ha un inciso melodico che resta facilmente in testa, eseguito all’unisono da voce e synth. “Cento fiori” è una ribellione a una donna poco amorevole, sopra un divertente shuffle rock: “Tu e i tuoi stupidi giochi di potere (…) Ho cento fiori per te, neri, marci”. “Chiudi gli occhi” dimostra una buona capacità dinamica, tra un crescendo e un decrescendo. Con “Mi piace bere (mi piaci tu)” arriva uno dei topos del blues, quello della sconfitta e della disperazione alcolica: “Non ho possibilità di successo, i miei sogni vanno nel cesso. Ho scelto una carriera fallimentare, ultimo nella catena alimentare”. Un ponte in 5/4 all’interno della forsennata corsa centrale dal suono abrasivo, testimonia l’estro creativo, che si manifesta nel batterista in “Subliminale”. Il sapore allucinato torna con “Stare male è uno stato mentale”, dove, oltre al basso distorto, troviamo anche il leggendario suono scivoloso della chitarra dobro, distorta. La chitarra dobro è detta anche resofonica, e il successivo pezzo si chiama “Reso fonico”, dove lo strumento si presenta acustico, accompagnando un brano riscaldato da cori da Who. “Gulp!” è chiuso da una canzone che si distacca dal resto, “Musica per un film”. Si tratta di un 6/8 di ampio respiro, che nel suo sviluppo centrale sembra effettivamente una di quelle colonne sonore che ultimamente scelgono i registi di Netflix. Il loro sound farà piacere a chi ama i Verdena più recenti, e in generale ai fan dell’alt rock. (Gilberto Ongaro)