recensioni dischi
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WARMHOUSE  "1984"
   (2020 )

Quando si dice casualità, e da questa ti si apre un mondo ispirativo che non può essere tacitato per sempre. Pensate un po': un giorno scruti degli annunci e tra questi c'e una offerta per una vecchia Casio-tone anni '80 ad un prezzo invitante. Come fai a non cogliere l'occasione? Detto, Fatto! I pugliesi Warmhouse prendono due e pagano uno: perchè dentro alla confezione rinvengono numerosi scritti sull'inquietudine, datati 1984, da tal Patrick con ambientazione U.K. E poi, mettici la suggestione della data Orwelliana, ed il cerchio suggestionale si chiude per far partire il progetto dell'e.p. d'esordio a quattro tracce "1984", sotto l'egida della new-label Spazio Dischi. Echi di drum-machine nella titletrack svelano il progetto, guidando l'orecchio in spazi British, con voci flirtate amiche dei Killers e di certi episodi dei Franz Ferdinand, però va riconosciuto l'impegno per non aderire troppo alle somiglianze dei big. Un singolo che riesce, in ogni modo, a non far capire che si tratti di firma italiana, data la cura dei particolari e l'ottima delineazione nel suo insieme. Primi chiari segni di "instabilità" emotiva vengono ben raffigurati nell'acidità asettica di "Molko monday", ed il guitarist Agostino Nestola fa un gran lavoro di brusii e svisate d'avanguardia, per dare un tocco più che credibile al mood anelato dal combo. Invece, "Marble" punteggia narrazione pigra ed indolente, con la scrittura frequentante radure di Radiohead ma con più rabbia in corpo ed estraniazioni d'effetto. Al traguardo, accendono la "Pearl moon" che emette bagliori vari: all'inizio post-rock semi-jazzato e poi voltura su riff grunge Nirvaniano, per consegnare una chiusura che lascia intravedere quanto margine evolutivo ci sia nelle corde del quartetto pugliese. Per piazzare, in futuro, il primo full-lenght, che ha già l'aria di regalarci qualcosa di importante. Sta solo a loro non dimezzare l'impegno fin qui profuso. Eh sì, perché se ci si stordisce della prevedibile ondata di lodi che avranno per "1984", si rischiano cali di tensione ispirativa ed umiltà: che, tradotto, è l'inizio della fine, un'epilogo da scongiurare. Warmhouse: occhio! (Max Casali)