recensioni dischi
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DIE ANGEL  "Utopien I"
   (2020 )

Ilpo Väisänen, Dirk Dresselhaus e Oren Ambarchi esplorano i limiti della noise music, incrociando tutti i generi laddove il rumore abbia valenza creativa: musica concreta, minimal, industrial e psichedelica. Tutti questi elementi confluiscono nel progetto Die Angel, esistente dal 1999. “Utopien I”, appena uscito per la celebre Karlrecords, è la loro decima pubblicazione, e si tratta di mezz'ora di stimoli suddivisa in quattro tracce. Oltre alla sperimentazione musicale di per sé, ci comunicano che dietro la decostruzione c’è anche un messaggio politico: per loro, essendo in un mondo in declino, questa musica rappresenta la volontà di distruggere la materia per poterla ricostruire e pensare lo sviluppo del futuro. Tenendo a mente questo approccio, possiamo iniziare l’ascolto dal primo brano, dal significativo titolo “Epikouros”. Qui alberga una continua oscillazione semitonale, di un suono grave, ruvido e digitale. Dopo tre minuti, arrivano altri suoni più acuti (di chitarra), ma nascosti tra le grinfie di questa onda imponente. Dal sesto minuto i suoni “piccoli” emergono, morbidi e legati. “Cargo cult” propone invece un impulso sintetico, circondato da rumori con rapido delay. Al di sotto, si apre un rumore bianco (quello della radio che non prende). Dagli spigolosi disturbi di “Coup d’état”, fino alla “lavatrice” che satura l’atmosfera di “Khormanoupka”, si avverte l’intenzione psichedelica annunciata, distanziandosi per fortuna dal tipico approccio freddo e scientifico di molta musica concreta accademica. Un’occasione per ascoltare, magari accompagnandosi da video adatti (come quelli che si vedono proiettati nelle loro performance) per riflettere su dove potremmo incidere nella realtà, come plasmare la materia, insomma, su che cosa fare nel… dopovirus. (Gilberto Ongaro)