MIMICA "Barriera relativa"
(2020 )
L’EP d’esordio dei Mimica, “Barriera relativa”, convince gradualmente di canzone in canzone. Inizia bene con “Senza fine”, mostrando le coordinate stilistiche all’interno del rock italiano, tra melodie che si appoggiano sulla tonalità maggiore, creando una sorta di forza positiva. “Scegli il numero” porta un refrain dall’impatto più violento, e la strofa è sorretta da un basso distorto digitalmente, à la Chris Wolstenholme. E infatti, a proposito di Muse, le parole ricordano quelle riflessioni (un po’ paranoiche) del trio inglese sulla società: “Composto e allegro, interpreta il tuo ruolo sereno (…) Mostrati ingenuo, perché il risultato è scontato, sei utilizzato per ciò che qualcuno ha deciso. Sei tu ma non lo sai. Ricorda che puoi. Scegli il numero!”. Un arpeggio elettronico su ritmo dritto apre “Come ho sempre fatto”, dove il testo si fa più verboso, stile Tiromancino, ma la melodia è intonata con più verve. Fin qui tutto mediamente bene, ma senza sorprendere. Poi un salto in alto con il singolo “Incubo”, con ospite il rapper Guzman. Un tempo moderato, battuto con drum elettronica, fa ambientare Guzman nel suo habitat, ma un arpeggio minore di chitarra fa presagire qualcosa di più drammatico. Ed infatti improvvisamente la canzone esplode, cambiando anche il tempo in 6/8, e la voce cantata compie voli in falsetto. Un crescendo e un decrescendo ben costruito, per parole riflessive credibili. “Sento i fendenti nello spirito, non cerco equilibrio io, ora voglio l'antidoto. Cerco di svegliarmi ma c’ho gli occhi aperti (…) poche parole maledette, incubi nella biro”. Ed infine “Indelebile” ritorna sulle coordinate del brano d’inizio, con un testo tra il sentimentale e il carnale: “Assapora l'intesa che c'è, tu sei la mia tela e disegno per te, dipingo il tuo corpo che è sopra di me, colorando l'anima in modo che sia indelebile.” Questo “rock luminoso” (potremmo definirlo così) rispolvera quelle sonorità di inizio millennio, da troppo tempo abbandonate. (Gilberto Ongaro)