recensioni dischi
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IL TIPO DI JESI  "Yeah! Yeah! Jesi!"
   (2020 )

Jesi è una cittadina marchigiana nota per aver dato i natali all'illustre compositore G.B. Pergolesi. Quando ebbi l'occasione di visitarla, mi trasmise subito un'aurea di speciale interesse, percorrendo la cinta muraria e vari monumenti gloriosi. Eppure, nonostante tutto, si tratta di un luogo capace di suscitare contrasti emotivi in chiaroscuro all'artista trentaquattrenne Il Tipo Di Jesi (Tommaso Sampaolesi), la cui ricerca sulla verità assoluta sul paese è, per lui, croce e delizia, sconforto e forza. Insomma, una dicotomia umorale: assoluto pilastro ispirativo per erigere un'opera come "Yeah! Yeah! Jesi!". Sei pezzi (prodotti da Davide Lasala e Andrea Fognini) che s'allontanano un bel po' dagli schemi ideativi del precedente "Pranzo rock in Via Triste" di tre anni fa. "Il mare Adriatico" è quello natio, in cui si tuffa, in apertura, per dare bracciate insolite, visto che la chitarra s'impasta in gommoso fraseggio d'elettronica e fitto vortice d'insieme. Poi si butta a "Kamikaze" per un raid nell'indie più cool e ricercato, nel quale parlare di alternativo non è definizione messa lì a caso, ma sposa bene l'idea con una traccia bizzarra, inafferrabilmente duttile e, per certi risvolti, pioneristica: base alt-wave, fresatura electric-pop, fluorescenze narrative emo. Vedete, anche quando il "Tipetto" Jesino s'immerge in acque ballad come "La notte invece di dormire suona", ti gira la frittata, "strapazzando" impostazioni tradizionali con formula (av)vincente, facendotela vivere con effettistica estraniante ma pertinente. Orbene, che "Jesi non è Los Angeles" non ci piove, però se ora ironizza sulla sua città, vuol dire che quel rapporto amore-odio che prova per lei non è mai sopito, e la dedica la confeziona con un atto al piccolo trotto con stille blues in coda. Pertanto, "La domanda" è: come ha fatto a sfoggiare tanto coraggio per involucrare un così forbito piglio ispirativo? Addirittura qui si odono punteggiature d'elettronica asincrona da suscitare smorfie, ed invece se ti sintonizzi sulla bizzarria creativa di Tommaso, realizzi che rientra nell'ideologia progettuale. Tuttavia, la stravaganza non fa sconti nemmeno all'arrivo di "La canzone col Phaser": tetro mood, colpetti orrorifici a random e synth a go-go deputato a relegare battute d'acustica dietro le quinte: geniale! Oh! A 'sto punto, ben venga che resti nel Nostro cotanta "frenesia" in agro-dolce, se i risultati sfociano, poi, in torrenti in piena come "Yeah! Yeah! Jesi!", tracimato necessariamente per tentare di far pace con la sua città. Tommaso, ci stai? (Max Casali)