BLACK/LAVA "Lady genocide"
(2020 )
Franco Barletta (Enkil) e Fabio Olivero sono Black/Lava, duo originario di Varallo Valsesia, provincia di Vercelli.
“Lady genocide”, pubblicato per la romana Hellbones Records con mix e mastering di Eraldo Bernocchi, è un lavoro a tema che propone quattro lunghe tracce incentrate sulla sonorizzazione concettuale dell’incubo inenarrabile rappresentato dalla deportazione, passando per la prigionia, giù per l’abisso che conduce alla morte.
Rivestendo di trasversale comunanza ed eguale patimento ogni vittima immolata sull’altare della cieca violenza perpetrata in tempi storici differenti da carnefici sempre uguali, l’album si snoda lungo un percorso di straziante intensità e spasmodica tensione, scosso da una prodigiosa forza evocativa.
Agonizzante ed opprimente, è musica per idee che diviene soundtrack emozionale per una realtà di sciagura e tormento, descrivendo con impressionante vividezza e potenza immaginifica ex-post atrocità di giorni non vissuti se non nel racconto e nelle testimonianze.
L’apertura di “Deportation” è attendista, sventrata da deflagrazioni marziali a scandire rintocchi di campana, sinistro martellamento che segna l’inizio del martirio.
I quasi nove minuti di “Destination” sono un grammelot babelico di grida scomposte, un riecheggiare stravolto e allucinato che ripete “Elì Elì lemà sabactàni” in un mantra rassegnato; grida da fornace infernale simulano i demoni che accompagnano i condannati in un tetro simbolismo impietosamente violento, espressivamente simile alla brutalità degli OvO.
Lo sferragliare e le urla di “Torture” sono il preludio ai dodici minuti di “Death”, psichedelia visionaria pinkfloydiana (sic!), paradossale oasi di illusoria quiete che conduce all’epilogo inevitabile, conclusione quasi agognata dopo infinita, inumana sofferenza.
Poco importa ascrivere quest’opera ad un genere, sottogenere, corrente, stile: è un discorso che va oltre i dettagli, un macigno sulla coscienza collettiva. (Manuel Maverna)