recensioni dischi
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JUS PRIMAE NOCTIS  "Istinto"
   (2020 )

Quando una band impiega un trentennio per trovare la line-up definitiva, i casi sono due: o i fondatori si imbattono in scarsi musicisti, oppure si fanno scelte continue finché non scocca la scintilla risolutiva che cercavano. Oggi, che il quintetto ligure degli Jus Primae Noctis si è stabilizzato appena un anno fa, ecco che il quarto album "Istinto" è pronto al lancio come primo atto di una trilogia sulle dinamiche della mente. Un'opera complessa, intrigante, arroccata in fortini di rock, prog, pop e odori etno-jazz. Sottofondi faunistici integrati in aspetti oscuri pervadono il primo segmento della "Ouverture" che, oltremodo, rivela in viaggio diverse divagazioni che catturano gli anfratti del gradevole. "Quarto" offre, inizialmente, un impatto nevrotico ma voltura presto con aspetti pop-prog, in quella che possiamo definire l'antitesi mentale tra raziocinio e smarrimento neuronico, e gusta udire ritorni di moog, graffi rock e pacche inebrianti. Fortemente incline all'estro della band, "La prima volta che ho visto la luce" appare sì come un'elegante pop-song, ma le orlature d'insieme esulano da clichè abituali. Ora, mettiamoci tranquilli e sugg(er)iamo in pieno il fascino eclettico di "Perso nella mia chimica" e "Una storia", incardinate con viti etno e bulloni pop con tanto di echi Santan-iani. La natura di "L'uomo d'aria e la preda" riporta prepotentemente agli schemi esecutivi della pregiata prog-era seventies, capace di calamitare in passaggi nervosi e recuperarci con ganci di tecnica rassicuranti. Invece, la versione live di "Maria" è un'insolita pop-rock track, sia per la lunga durata (10 minuti) sia per gli innesti spiazzanti che cambiano spesso carattere, inframezzando efficaci tratteggi strumentali. A calare la saracinesca ci pensa la terza suite del disco, "E' tutto amore", che, forte dei suoi 540 secondi, se la gioca su più versanti fantasiosi con bella audacia esecutiva: tastiere Genesis-iane, spifferate etno ed escursioni sul monte P.F.M. Confezionato con l'ausilio di figure di primo piano, sia per la parte tecnica (su tutti,il fonico Andrea Pellegrini, già con i King Crimson) e sia per la parte esecutiva (tra cui il bassista Diego Banchero ed il percussionista Alex Rossy), "Istinto" imprime la prima imponente orma per aprire la strada ai due passi successivi, stimolando, fin da ora, attesa e curiosità, confidando sulla loro indubbia giocoleria stilistica, sinonimo di garanzia e coerenza. (Max Casali)