IL SEGNO DEL COMANDO "Il Segno del Comando"
(2020 )
Non ha più bisogno di presentazioni Il Segno Del Comando, band genovese attiva da ormai venticinque anni e che deve il suo nome al celebre di romanzo di Giuseppe D’Agata, ispiratore anche di uno sceneggiato e di produzioni legate al mistero trasmessi dalla Rai. “Il Segno Del Comando” è anche il titolo dell’opera prima della band, pubblicata nel 1996 e ristampata a fine 2019. Figlio del progressive anni Settanta e impreziosito da incursioni psichedeliche e jazz, l’album si apre con “Tenebrose Presenze”, in realtà solo un’apripista per la titletrack che, nel suo lungo percorso, manifesta la sua devozione per l’epoca aurea del prog e un afflato psych. Il “Salmo XVII O Della Doppia Porte” è un’esecuzione organistica di una composizione di Bacalov e spezza un ritmo che torna a farsi sostenuto già con “Messaggero Di Pietra” e il suo schema simmetrico, fatto di un inizio e una fine morbidi e di una fase centrale più ruvida e fusion. A metà si staglia “Ritratto Di Donna Velata (Lord Byron’s Promenade)”, piuttosto classico nel suo incedere prog ma mai troppo incline al mero esercizio di stile, pezzo che anticipa la schizofrenia lucida di “Missa Negra”, sospesa fra deflagrazioni e suoni lisergici. Più avanti, “La Taverna Dell’Angelo” mette a nudo la sua anima fusion anche grazie all’inserto del sax soprano, mentre “Ghost Lovers In Villa Piuma” ci catapulta in ambientazioni dark. A suggellare l’album è “Magia Postuma”, una traccia bonus dal sound molto liquido e educatamente jazzato. Non si scopre certo nel 2020 “Il Segno Del Comando”, probabilmente fra le migliori espressioni dell’ultimo scampolo di storia del prog nostrano. (Piergiuseppe Lippolis)