recensioni dischi
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BACKWATER  "Rock'n'roll history"
   (2020 )

I Backwater sono un quintetto svizzero attivo già dal 2012 e da poco tornato con “Rock’n’Roll History”, album che segue l’omonimo debutto pubblicato nel 2015. “Rock’n’roll History” parte con il preciso obiettivo di omaggiare e recuperare il sound rock classico degli anni Settanta e Ottanta, e riesce nel suo intento nel corso di oltre cinquanta minuti di musica. L’ultima fatica discografica dei Backwater si apre con i riff possenti e adesivi di “Jack The Ripper”, che insiste su uno schema tanto semplice quanto efficace, poi con “Sweet Little Passion”, dal groove vagamente blueseggiante. L’asticella si alza con “Shine For Me”, cullata da qualche influenza boogie in un inarrestabile profluvio di hard rock melodico, e “Rockin’ Style”, che rinuncia parzialmente ai classici riff elettrici per inseguire un bel groove. I due passaggi successivi, “Welcome To My World” e la titletrack, al contrario, faticano un po’ a emergere per l’assenza di tratti distintivi, ma “Rosie Got A Gun” si risolleva immediatamente, anche grazie a qualche sottile venatura southern. “Angel Of Devil” si adagia su schemi da ballad e si increspa dalla fase centrale in poi, un breve rallentamento che arriva nel momento migliore e che anticipa un finale elettrico: l’hard rock classico di “Overdrive” e quello ancora boogie-oriented di “Pictures On The Wall” spianano la strada al southern rock ruvido di “Ride Down” e a “Whiskey In The Jar”, brano che nulla ha a che fare col canto popolare irlandese inciso prima dai Dubliners e rivisitato in chiave rock per la prima volta dai Thin Lizzy nel 1972. Derivativo ma per scelta, “Rock’n’Roll History” è una buona prova e farà certamente felici tutti i fedelissimi del genere. (Piergiuseppe Lippolis)