recensioni dischi
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SOREN  "Bedtime rituals"
   (2020 )

“Bedtime Rituals” è il nuovo lavoro dei romani Søren, collettivo nato nel 2013 e con all’attivo “Stargazing”, del 2017, poi pubblicato anche come live album a margine di un concerto in acustico nelle campagne laziali. Il genere di riferimento, questa volta, è una sorta di new wave dalle ambientazioni epiche e dal respiro decisamente internazionale, un’espressione a volte abusata, ma in questo caso realmente calzante. I romani lo dimostrano già a partire da “Unreal City”, con fitte trame di basso a dettare i tempi e spianare la strada a una sorta di ritornello caldo e avvolgente, vagamente anni Ottanta. Scorre più lineare invece “Mantra” (con il feat. di Lorenzo Tarquini), tra ritmi e percussioni ossessivi e una deliziosa apertura nel finale, con tanto di assolo, poi “Hurry Up” gioca tra distensioni e passaggi dal ritmo più sostenuto, sempre calandosi in un’atmosfera di nebbia non troppo fitta e di colori abbastanza scuri, mentre “Time To Say Goobye” è uno dei pezzi più adesivi del lotto. “My Worst Enemy”, fra i migliori episodi dell’album, inaugura la seconda metà fra scenari onirici e lievi sentori folk grazie al lavoro della chitarra, poi “Flying Into The Sun” si adagia a sorpresa su schemi songwriting e si schiude in maniera deliziosa nel finale. Suggellano l’album “Pain Of Love”, con la sua dolcezza quasi cinematografica, e “A Bedtime Ritual”, che s’irrobustisce leggermente, rimanendo perfettamente immersa in un contorno onirico. I Søren tornano con un lavoro ispirato e educatissimo in termini di suoni e ricerca, con la prospettiva concreta di riuscire a conquistare pubblico anche oltre i confini nazionali. (Piergiuseppe Lippolis)