METANOIA "L'equilibrio dei numeri primi"
(2020 )
Metanoia
/me·tà·no·ia/
sostantivo femminile
1. Radicale mutamento nel modo di pensare, di giudicare, di sentire, spec. in seguito all'adesione a una nuova fede religiosa.
Io, ammetto, non conoscevo il significato del termine metanoia.
Un nome abbastanza curioso per una band, sopratutto per come per espone il fianco a possibili detrattori, che non conoscendo l'esatto senso del sostantivo avrebbero vita facile a storpiarlo per descrivere sensazioni negative all'ascolto.
Ma questi coraggiosi ragazzi abruzzesi non temono niente e si sono lanciati in operazione di crowdfounding per finanziare il loro esordio discografico "L'equilibrio dei numeri primi".
Anche qui, ci sarebbe da discutere sul senso del titolo dato al disco: "L'equilibrio dei numeri primi'' potrebbe essere una citazione del romanzo di Paolo Giordano, oppure il numero primo è l'esordio della band che lo definisce equilibrato.
Sicuramente è un album che vive di tante anime, forse fasi diverse che la band ha attraversato durante la sua vita artistica, e l'equilibrio citato nel titolo sta nel mantenerle insieme all'interno di un solo disco.
Il suond dei Metanoia si può definire indie-pop, e loro lo approcciano in modo molto rock, con chitarre in primo piano e basso scoppiettante tendendo a sfociare in altri generi confinanti.
Ma partiamo dall'analisi del singoli "L'arte di essere sé stessi" e "Colombo".
Il primo è un inno alla determinazione con tanto di urletti di approvazione, molto motivazionale, ma preferisco "Colombo", fresco, leggero, ben costruito, con un ritornello catchy alla Ex-Otago.
Potrebbe funzionale in rotazione radio? Forse, ma avrebbe tanti rivali in un genere abbastanza inflazionato.
Il resto del disco presenta momenti differenti, a dir la verità, un po' poco coesi.
Si parte con il combat rock di "RisiKo", ritmo tribale, sirene urlanti, buon tiro ma un po' troppo anni '90.
"Sophie" ha le potenzialità da singolo, chitarre alla Johnny Marr e vocalizzi nel coro del ritornello, ha un fascino un po' retro ma funziona.
"Postrock" è una cavalcata strumentale, che parte con arpeggio alla The Edge che plana sulle atmosfere shoegaze del finale incrociando per strada gli Explosion in the Sky: derivativo ma non male.
Nei due brani "In un giorno di pioggia" e "Nessuno si salva da solo" si incupisce l'atmosfera; preferisco la seconda, più ispirata, con il refrain alla Neural Milk Hotel.
"Aiuto" è un altro combat rock con un'invettiva sociale piuttosto diretta.
I ragazzi sono preparati e volenterosi, ed è giusto che credano nei loro sogno musicale.
Secondo me, ci sarebbe da lavorare di più sull'originalità dei testi, e da trovare anche una strada più netta da seguire a livello di stile, ma sono cose che si aggiustano.
E una volta trovato l'equilibrio si potrà procedere al numero secondo. (Lorenzo Montefreddo)