recensioni dischi
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PAOLO COGNETTI  "Rinascita"
   (2020 )

Quando mi trovo davanti a talentuose espressioni artistiche, balza incalzante la domanda: bravissimi ma, in quanti sarebbero meritevole di vetrine più importanti per preparazione ed estro compositivo? Prendiamo la sfera del pianoforte: possibile che ci sia posto soltanto per i soliti Allevi, Bollani e pochissimi altri per apprezzamenti su larga scala? Personalmente, il concetto mi sta stretto se, uno come Paolo Cognetti, riesce con i suoi tasti a suscitare non solo emozioni, ma anche condivisioni d’anima. E’ vero che i dieci pezzi del debut-album “Rinascita” partono dallo sfogo personale, ma poi ci si ritrova, innegabilmente, sintonizzati sulle sue suggestioni immaginifiche, con un mood che si rileva nostro da sùbito, perché impossibile non librare con la mente verso natura, cielo, cosmo e visioni induttive. La colonna portante dell’opera è insita nelle immagini che sfilano nella clip della title-track: la tenacia di una rosa, cresciuta tra le rocce di cascatelle d’acqua, che non sfiorisce nella sua bellezza anche se un petalo si stacca e vaga tra vari ostacoli. Anzi, emblematicamente, rappresenta l’audacia, la resistenza, la convinzione di non bloccarsi mai, il cosciente orientamento senza smarrire la bussola. Ebbene: tutto ciò non è la vita stessa? Allora, ecco che Paolo accarezza la tastiera con posata maestria, senza ricorrere a chissà quali virtuosismi ma toccando lo strumento semplicemente quel tanto che serve per dar adito a specchi emotivi, come la struggente “Da nessuna parte” o la malinconica “Un altro sguardo”, ideale commento di musica applicata a toccanti cine-trama, mentre la mestizia che alligna in “Immobile di fronte all’abisso” è un eloquente fraseggio evocativo di baratri introspettivi ed impasse esistenziale. Ci coccola con le “Onde” fluenti dei suoi trillati garbati poggiati sul velluto, mentre “Viagem” è, invece, un episodio pluri-mood: tranquillo, riflessivo, dolce con pizzicate di gaiezza e carezze che s’accostano al cuore, tanto cuore, cioè quello che ci ha messo Paolo Cognetti per firmare una “Rinascita” artistica a pieno titolo, con partiture che spingono il sogno idealizzante verso la più vicina delle realtà. (Max Casali)