EN DECLIN "A possible human drift scenario "
(2020 )
Dopo alcuni dischi “a formazione allargata”, con musicisti collaterali che hanno fatto parte del progetto a tempo determinato, gli En Declin, ora ridotti all’osso, ai tre membri più caparbi e convinti, danno alle stampe, a dieci (!) anni di distanza dall’ultimo lavoro in studio, A Possible Human Drift Scenario, un album dove Andrea, Marco e Maurizio reinventano la sonorità della band mescolando sapientemente alcune delle loro più incendiare passioni, come il trip-hop dei Massive Attack e il progressive spaziale di fine ’70s. Il risultato è un album sfaccettato, complesso e decisamente godibile.
“It’s Time to Give It the Boot”, il pezzo che apre il disco e in qualche modo gli dà una direzione, è già un tuffo negli abissi più oscuri della propria psiche. A Perfect Circle, Massive Attack, Portishead e tutto il trip-hop Anni Novanta, così contaminato com’è dall’elettronica WARP che tanto ispirò i Radiohead post-OK Computer, risuonano nell’eco delle voci, nei riverberi delle chitarre e nelle cupe batterie un po’ post-punk. “The Becoming” e “Gea” proseguono in questa evoluzione, gettando altre ombre, fornendo domande e non dando risposte.
È un’avventura difficile, ostica, cruda quella nella quale ci conducono gli En Declin. Dieci anni dopo la loro precedente fatica discografica, i tre “superstiti” sembrano ancora al massimo della forma, sicuri delle loro capacità e più che mai appassionati. La tremenda “Caronte” ci traghetta negli inferi, in un buio colossale e spietato che “Undressed” non vuole risolvere. Risuonano, anche, certi episodi post-metal, psych-metal e industrial di fine Anni Ottanta, tra Therapy? e Sleep Chamber, riferimenti poco conosciuti che però la band senza dubbio conosce.
Il disco scorre veloce, pulito nella sua intrinseca difficoltà, e si snoda anche attraverso episodi più agili come “Mr. Lamb”, dove il dramma si trasforma almeno a tratti in speranza. E, nonostante ciò, prevale sempre questa nube di dubbi e paure che sorveglia le gesta dei nostri tre autori. “The Average Man” e “Social Legal Limbo” sono schizofreniche e secche, un grido tra le montagne, mentre “Das Eismeer” ha alcune improvvise aperture melodiche dolci e invitanti. Gli En Declin si congedano da questo convincente disco con l’ambiziosa “Another Day in Paradise”, che forse ritaglia per noi e la band un momento di potenziale riposo tentando di costruire un futuro.
(Samuele Conficoni)