recensioni dischi
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ALBA CADUCA  "Nigredo"
   (2020 )

La nigredo è un processo alchemico in cui la materia deve essere decomposta, come passo iniziale di un nuovo ciclo di creazione. Si rifanno a questo concetto i friulani Alba Caduca nel loro quarto album, intitolato proprio “Nigredo” e segnato da un ritorno ad un hard and heavy filtrato attraverso ricami new wave. “Nigredo”, che alterna tematiche introspettive e altre universali, come il cinismo, l’emarginazione e il consumismo, si apre con sonorità abbastanza muscolari e aggressive, mentre dopo la metà sembra dilatarsi leggermente, in alcuni casi ammorbidendo i suoni e, in altri, suggerendo semplicemente atmosfere più malinconiche e meno tese rispetto ai primi minuti, ma lo fa senza snaturarsi e conservando sempre una certa coerenza stilistica in corso d’opera. Pur senza brillare in termini di originalità, gli Alba Caduca, che in alcuni passaggi palesano l’influenza dei Marlene Kuntz, confezionano un prodotto per larghi tratti perfettamente a fuoco e che non fatica a superare qualche fisiologico momento d’affanno. I passaggi migliori di “Nigredo” coincidono con gli scenari onirici di “Assassini”, avvolgente e pregna di pathos, la grazia de “Il Fine” e “Kronos”, che si carica di elettricità. “Nigredo” è il gradito ritorno della band friulana, un album nel quale coesistono diversi spunti interessanti e una scrittura tutt’altro che banale. (Piergiuseppe Lippolis)