COUNTRY FEEDBACK "Season premiere"
(2020 )
Antonio Tortorello (7 Training Days) fa il suo esordio solista col nome d’arte di Country Feedback. Season Premiere è un disco potente, vitale ed energico, una carta da visita splendida per un autore dalle ottime capacità. Ascoltando febbrilmente LCD Soundsystem e Kendrick Lamar, Tortorello ha plasmato un suono dai mille riferimenti e dalle mille sfumature, con tanti riferimenti agli ‘80s e ai ‘90s, dai REM ai Talking Heads, fino ad arrivare al pop-rock di oggi, National, Eels e dEUS.
Pensato, registrato e arrangiato in completa solitudine, Season Premiere è stato suonato quasi interamente da Tortorello stesso ed è stato poi arricchito dall’intervento di svariati musicisti a completare quello che risulta essere un atto d’amore e una grande dichiarazione d’intenti di un artista vulcanico e molto versatile.
L’album si apre con “Shuck That Corn Before You Eat”, un rock oscuro e nebbioso guidato dal basso e da una chitarra stupenda. Altri suoni emergono da questa palude da Sud degli States. Tortorello dimostra che le sue influenze sono davvero ampie e quanto fascino eserciti su di lui il mood polveroso che il blues nero e il folk-rock più cupo e intimistico (da Tom Waits ai Neutral Milk Hotel, per intenderci) emanano. “Love Usually Leads to Trouble” rimanda a episodi melodici dei REM ma anche a quel garage rock ‘90s che distrugge la canzone rock dall’interno (leggasi Pavement o Eric’s Trip).
L’album oscilla perennemente tra queste due linee, che spesso si incrociano e danno vita a convincenti intrecci. Da un lato c’è, come scrivevamo, la volontà di creare melodie ipnotiche che odorino di quel pop ‘70s, ‘80s e ‘90s, sporcate dal feedback e da voci impastate e stranianti (“Sparkles”), dall’altro c’è il bisogno, appunto, di distruggere questa tranquillità pop dall’interno, piazzando momenti imprevedibili, di rottura, di ribellione, all’interno dei pezzi. Così “Burning the Midnight Oil” sembra iniziare come un torrenziale rock sudista ma diventa quasi una creatura da Mogwai, così “When We Were Young” pare essere un brano che potevano aver scritto addirittura i Beach Boys ma entra ben presto in un circolo di ombre e di spettri che la rendono un canto di fantasmi per altri fantasmi.
È questo che più convince del disco, l’abilità e la tenacia di Tortorello nel saper creare equilibrio laddove uno non potrebbe immaginare ci sia. Quel punto, che potrebbe diventare punto di rottura, rappresenta un’unione felice e piena di significato che dà al progetto un’ampiezza di vedute e respiro non così comuni. Non ha paura, Tortorello, a toccare più generi (il momento più Talkin Heads è in “Bad Habits Die Hard”, quello più commerciale in “It Sounds Like the ‘90s”), ben conscio del fatto che questo tipo di fonti di ispirazione possano eccome conciliarsi tra loro. Anche la ritmata “Fearless” e l’ottima chiusura “Spring Break Forever”, marcatamente ispirata a tanti splendidi album neo-folk Anni Novanta, da Palace Music ai già citati NMH, confermano il fatto che Season Premiere è un ottimo disco partorito da una penna audace.
(Samuele Conficoni)