recensioni dischi
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SALVARIO  "Mondi leggeri"
   (2019 )

La Puglia non è solo terra di “pizzica”, pasticciotti ed olive ma è anche patria di estrose formule artistiche, delle quali Caparezza è l’ultimo rappresentante autorevole. Ma, in regione, scorre (parimenti) un raffinato fiume cantautorale da non trascurare, come in “Mondi leggeri”, secondo lavoro del pugliese Salvario (Salvatore Piccione). L’intenzionalità di base è quella di contemplare un discorso collettivo, introducendo il concetto del “noi” invece di quello dell’io, riscontrato nel precedente “Duemila canzonette”. Già membro dei Karma in Auge e mano influente nei Nadar Solo, oggi Salvario si ri-tuffa nell’intima narrazione tipicamente italica, eludendo stucchevoli manfrine e puntando sui cavalli vincenti della raffinatezza, introdotti nel tondino degli otto brani da “Leggeri”, con inizio fluttuante incastonato in una narrativa deliziosamente incline all’eleganza, ugualmente rintracciabile in alcune perle offerte da Cesare Cremonini. “Scatola vuota” non è quella che contiene questo cd ma una traccia delicatamente ritmica che, nella sua linearità, strapperebbe lodi ai Perturbazione. I paragoni con i Big sono finalizzati per una mera citazione meritoria che toglie poco alla bella scrittura di Salvario. In “Balla, balla, balla” striscia la garbata denuncia per lo sbandamento dei pensieri e della rinuncia alla propria identità , per concedersi alle mode di social ed influencers. Nell’estraniante ballad “Supernova” vibrano gli archi degli Gnu Quartet, ospitati per conferire desertifiche fascinazioni, mentre “Mondi” è un’interessante divagazione oriental-blues, come se De Andrè fosse investito dalla carezza di B.B. King e Ravi Shankar. “Metropolitana” sprizza brio in un arrangiamento azzeccato, in cui sembra di viaggiare in un vagone lanciato verso riflessioni urbane che correlano con la vita. Invece, la Battistiana “NY” è un altro pregevole affondo nella splendida tradizione cantautorale che, con la semplicità di chitarra e piano, era in grado di mettere a segno canzoni da ricordare. Infine, “Tanto per fumare” rimarca gli intenti di Salvario di raccontare senza invadere, cullare senza assopire, destare senza spaventare, per auspicare “Mondi leggeri” nei quali tornare a vivere con animi pensanti e la voglia di recuperare la nostra vera indole, tristemente dispersa per lesinare banali e vacui “like”. (Max Casali)