recensioni dischi
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ROLAND BUCHER  "Viaje"
   (2019 )

Roland Bucher è un musicista svizzero che da pochissimo ha debuttato con “Viaje”, un album (appena uscito per Hallow Ground) realizzato con la “noise-table”, uno strumento del tutto nuovo, sviluppato e costruito dallo stesso artista. “Viaje” arriva a margine di un periodo di studio dedicato alle possibilità che lo strumento offre ed è figlio di un approccio misto tra sperimentazione e composizione classica, che esalta le potenzialità del suono granulare e regala, effettivamente, un’esperienza suggestiva, di sicuro inconsueta. I pezzi che compongono “Viaje” sono cinque, ma mediamente parecchio lunghi, per una durata complessiva di quasi trentasette minuti, e sono il risultato di sample realizzati mediante l’uso combinato di piccoli strumenti musicali, oggetti di tutti i giorni, la già citata noise-table e vari oggetti che Bucher muove su una finestra di vetro, a testimonianza della complessità concettuale dell’opera. “Viaje” si apre coi suoni ruvidi di “Acamar” e prosegue con quelli naturali di “Curinanco”, tra canti di uccelli e sottili vibrazioni elettriche, mentre “Ircan” è una sfuriata percussiva che si decompone e destruttura nel corso del suo incedere. “Praecipua” è forse il risultato migliore dell’esperimento, con un crescendo di suoni scuri e rarefatti, su cui si stagliano incisioni metalliche, ma a chiudere sono gli echi sottili e distorti e l’essenzialismo di “Cau-Cau”, che produce un atterraggio morbido. “Viaje” non è certamente un lavoro per tutti, ma offre oltre mezz’ora di sperimentazione purissima, in qualche modo ipnotica. (Piergiuseppe Lippolis)