recensioni dischi
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CHICKN  "Bel esprit"
   (2019 )

Nuovo album per i greci Chickn, che fanno di una mistura allegra di elementi zappiani la propria cifra stilistica. Il loro lavoro “Chickn” riconferma quella scelta di produzione così legata agli anni ’60 e ’70, o meglio, a quelli che noi consideriamo tali decenni. C’è tanta ricerca timbrica, e in questo un particolare merito va a chi suona le tastiere. Già dalla titletrack che apre l’LP, si sentono gli elementi caratterizzanti: tastiere creative e gusto psichedelico, reso in questo caso dal basso ipnotico. La successiva “Sweet Geneva” è un rapido rock che per certi versi ricorda la sigla di un cartone giapponese. La chitarra si inacidisce in “Infrared Panda Club”, un pezzo dall’atmosfera Talking Heads, immaginando questo comico club del Panda a infrarossi su un ritmo battuto. La tromba di “Candy fly” è invece riconciliante, sopra accordi da divano in salotto, in pieno abbiocco post pranzo. La voce qui viene parzialmente elaborata con l’autotune, con un gusto surreale sentito l’ultima volta in “She wants” degli Elio e le Storie Tese. Con “Evening primrose” ci scontriamo con un refrain di chitarra hendrixiano, finendo però con la tromba in un precipizio ironico e circense di barrettiana memoria. “She’ll be apples” smorza i toni entrando in una zona sognante ed incantata. “Moon underwater” è il brano più smaccatamente retrò, con quelle tastiere pitchate da sitcom anni ’70, su una corsa luminosa ed allegra. “Die to make a living (reprise)” è un pezzo agitato, ibrido fra acid rock e synth pop. Tra wah wah profondo sulla chitarra, suoni brillanti ai tasti bianchi e neri, basso pulsante e batteria incalzante, il risultato è qualcosa di coloratissimo e frizzante. Infine “Chickn Tribe (slight return)” ci accompagna in una sorta di art disco, dove l’ipnosi sonora e l’utilizzo della lingua spagnola cantata in coro, assieme all’ennesima ricerca sonora, rende un luogo tanto comune quanto inafferrabile, qualcosa al contempo familiare e straniante. Come se, festeggiando un capodanno, a mezzanotte ci si trovi a sorpresa al 32 dicembre, invece che al primo gennaio. In parole povere, un disco intrippante, fantasioso e colorato, da ascoltare e riascoltare con gioia! (Gilberto Ongaro)