MATTIA "Labirinti umani"
(2019 )
Mattia si chiama solo Mattia, senza cognome. E questo album “Labirinti umani” è una raccolta di nove canzoni che mostrano tutte le sfaccettature del cantautore. Le parole dirette vogliono comunicare emozioni sincere e senza retorica, cantate con voce leggera sopra arrangiamenti elettropop. La titletrack apre la tracklist, con un suono simil theremin che caratterizza il brano. Da notare che il charlie della drum è stato programmato in modo da seguire un ritmo diverso da tutto il resto, creando una piccola poliritmia. Questo per dire che, nonostante la semplicità d’ascolto, c’è una certa cura nei dettagli. Tanta introspezione e sentimento nei testi: “Passeranno giorni insani, sapendo che tornerò da te a cercare me”. “Resta come sei” implora a una donna amata di non cambiare mai, ma l’idea è espressa con una certa titubanza: “Per spiegarti questa volta cosa penso tra di noi, calibrando le parole prima di mettere play”. In “Siamo in due o siamo in tre” si affronta una coppia che si guarda intorno: “Non sai più bastarti, altro party al limite”. Carina la citazione letteraria di Zeno: “Dai viviamo questa notte, anche se versiamo parole e discorsi invani, come Zeno quando parla di sé. Giochiamo un gioco che non puoi più scegliere, ti penti lo sai, come me, siamo in due o siamo in tre?”. “Diana” è un pezzo ritmato che omaggia una donna che lotta, nonostante la perdita di un figlio suicida e tante altre difficoltà. “Con il tuo spirito ribelle a notte parli alle tue stelle, fumi un vuoto che non passa mai. (…) E intanto passano le ore, che ne sanno quelle suore sempre in chiesa ma non preghi mai”. “Crolla il tetto” ritorna nell’introspezione, nel grigio di un appiattimento di relazione: “Non continuare a chiedermi emozioni che non sento ormai da un po' (…) mi mimetizzo per un po', non riconosco più i colori, possibile distinguere l'amore dall'affetto non lo so, difficile convivere un domani con le spine in mezzo al petto, vai via...”. “Forse un altro uomo” prosegue malinconicamente negli interrogativi senza risposta: “Fino in fondo tu vuoi vivere in un film. Quando tornerai da me? Quando cercherai un perché? Forse un altro modo c'è, forse un altro uomo c'è”. “Tieni il resto se lo vuoi” riaccelera i bpm per entrare in una dance in fuga dalla noia: “Quanto costa la cauzione per evadere dai giorni in cui non passano le ore?”. Si nota che le melodie scritte da Mattia sono costituite spesso da note rapide ed agitate. L’ottava canzone “Distante” è in realtà la prima scritta dall’autore, che ha segnato la propria evoluzione: “Non sei mai costante perché sei distante, mira quel petto più forte che puoi, cade la preda ma tu te ne vai”. La musica ha sonorità internazionali e sobriamente malinconiche. Infine, il pianoforte iniziale di “Nella mischia” ci porta per l’ultima volta nell’elettropop, canzonando come Gabbani il popolo social, però con meno ironia bonaria e più punta di fastidio: “Intrappolati tra futili legami, quelli veri quelli sani impolverati negli annuari (…) Rimaniamo vivi dentro a stupide realtà, nessuna verità, nessuna verità, mettiamoci una maschera, cambiamo identità, un po’ di vanità e tutto passerà. In tutto questo chi sei? Controlla bene chi vuoi”. Il pensiero di un cantautore si cela dietro sonorità moderne e fruibili, veicolando più facilmente i suoi messaggi. (Gilberto Ongaro)