DANIELE MAMMARELLA "Past, present and let's hope"
(2019 )
Ai miei tempi (non sono Matusalemme ma i miei capelli bianchi ce li ho) si diceva Fingerpicking. Ovvero quella tecnica (invidiata da noi chitarristi della domenica) nella quale si "pizzicano" le corde invece che usare il plettro. Goran Kuzminac (quello di "Stasera l'aria è fresca" e di "Ehi, ci stai?") è il primo esempio memorizzato da chi, come il sottoscritto, era un ragazzino nei tardi anni '70. Nonostante la contiguità con la chitarra classica (anche qui corde pizzicate con le dita invece che plettro), in realtà tra i due stili c'è tutta la differenza del mondo: online troverete svariati filmati nei quali carpirne la distanza è decisamente semplice. Ora il Fingerpicking è diventato Fingerstyle, ed è giusto così: perché di vero e proprio stile si tratta. John Renbourn, Leo Kottke, Stefan Grossman, Tommy Emmanuel, John Fahey sono solo alcuni dei capisaldi di questo stile, ma anche in Italia non siamo da meno, ed il nuovo disco di Daniele Mammarella lo dimostra accuratamente. Giovanissimo (ha appena 22 anni) ma già docente in diverse accademie, ed Endorser delle celebri chitarre Richwood, Daniele ha un curriculum di tutto rispetto, tra premi internazionali e diplomi relativi, ma il punto non è questo. Il punto è che questo ragazzo ha il rarissimo dono di portare la musica strumentale (quale il Fingerstyle è) ad essere potabile per qualsiasi orecchio: in altre parole, sotto le sue capaci dita la chitarra non suona ma canta. O parla, se preferite, ma il concetto è lo stesso: questi 10 brani sono godibili per qualsiasi ascoltatore, perfino il più distratto. Da "Danny's blues" a "Beyond" fino alla title track "Past, present and let's hope", passando per la cover di "Dune Buggy" degli Oliver Onions, ovvero Guido e Maurizio De Angelis (colonna sonora del celebre film "Altrimenti ci arrabbiamo"), qui non c'è un passaggio a vuoto né un momento di appannamento. Quindi bravo Daniele. La chitarra, pure quella complicatissima del fingerstyle, ora è davvero più vicina a tutti. (Andrea Rossi)