BODEGA "Shiny new model"
(2019 )
Originari della Grande Mela, il quartetto dei Bodega (più l’innesto del nuovo drummer Tai Lee) era chiamato a dare un seguito all’acclamato “Endless scroll” di un anno fa. Lo fanno con l’ottimo “Shiny new model” (appena uscito per What's Your Rupture? Records), riformulando i loro spartiti con innesti melodici vibranti e maggiore spontaneità in studio: infatti, in coda all’opera, ci si può sollazzare con un’improvvisazione di 10 minuti della conclusiva “Truth is not punishment”. Impostano l’iniziale titletrack sulla scia di un British-style tra Blur e Kaiser Chiefs, con velate falde chitarristiche che ricamano il tutto con godibile regolarità, mentre le corde scosse in “Treasures of the ancient world” accarezzano le lande dei Cure ma, stavolta, con leggero ipnotismo krautrock. Il minuto di “No vanguard revival” è un chiaro richiamo alla bravissima e sottovalutata band tedesca dei Monochrome. Eppure, nonostante i riferimenti citati, i Bodega sanno guarnire i pezzi con quel pizzico di follia e audacia, a tal punto di non suscitare mai il minimo sentore di noia. Una mistura di kraut-punk è, invece, “Knife on the platter”, ed il caratteristico narrare incisivo e determinato del guitar-singer Ben Hozie affonda la lama stilistica del combo NewYorkese in profonda identità. L’incessare robotico di “Domesticated animals” è un’altra suggestione inferta al nostro orecchio, il quale gode e ringrazia. Ma come faranno a conquistarti anche con un solo minuto? In “Realism” c’è la risposta: ascoltare e custodire con attenzione. Ciliegina sulla torta è la succitata “Truth is not punishment” in un crogiolo stilistico di grande effetto, in bilico tra Fall e Robocop Kraus, che ingloba raffiche di wave, venticelli rock’n’roll e puntellate di post-punk: un diadema grezzo, per farla breve. Se il loro motto è: “La miglior critica è l’autocritica” non gli possiamo dar torto, poiché “Shiny new model” è un prodotto che abbraccia, palesemente, tal mantra ideologico, in quanto le ideazioni riscontrabili nelle 7 tracce sono la summa di non so quante volte si siano rimettessi in discussione, per completare un’opera non lunghissima ma centrifugata con ragionata qualità. (Max Casali)