recensioni dischi
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METROPOL  "Un nuovo inverno nucleare"
   (2019 )

A due anni dall’EP di debutto (“Farabola”), sono tornati i viareggini Metropol. Per il quartetto, si tratta del primo lavoro sulla lunga distanza, “Un Nuovo Inverno Nucleare”, realizzato con la preziosa collaborazione di Karim Qqru degli Zen Circus in fase di produzione. I toscani ripartono dalle sonorità pop rock di “Farabola”, sviluppando una proposta artistica che attinge alla tradizione continentale anni novanta e che ammicca anche a influenze emo-core nelle fasi più concitate. Le dieci canzoni sono accomunate da una certa tensione e da una vaga atmosfera disillusa e velatamente malinconica, mentre è immediatamente percepibile l’attenzione dedicata alle melodie. I primi tre brani utilizzano uno schema tutto sommato simile, con una “Booster Spirit” subito estremamente catchy e il buonissimo singolo “Fango”, impreziosito da una coda sfumata e ben costruita. Nel mezzo, “Canzone per farti addormentare” accelera leggermente e s’increspa, ma a stemperare la tensione c’è il breve “Intermezzo”, in un’ambientazione in scala di grigi e carica di foschia. “Un Nuovo Inverno Nucleare” riparte dal rock leggero e un po’ sporco di “Los Angeles”, arricchito dal martellare della batteria, che precede l’inno power pop “Maestrale” e l’elettricità di “Polvere”. Nel finale, “Rita” si muove tra ritornelli efficacissimi e guizzi alternative, mentre “Vorrei Fosse Più Facile” si presenta più robusta e muscolare, ma è l’ottima “Wasa” a suggellare in maniera definitiva la prima vera prova in studio dei Metropol, promettendo una deflagrazione che non arriva mai e imperniandosi su un discorso piuttosto scarno e dall’umore tutt’altro che limpido. I Metropol non cercano di essere a tutti i costi autentici, ma regalano un lotto di canzoni dirette, spontanee e che rimangono in mente con grande facilità: il loro obiettivo è perfettamente raggiunto. (Piergiuseppe Lippolis)