recensioni dischi
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DEAD CAN DANCE  "Into the labyrinth"
   (1993 )

Se avete sognato di rinascere nel Medioevo, probabilmente prima di addormentarvi stavate ascoltando un disco dei Dead Can Dance, ammaliati dalle voci di Lisa Gerrard e Brendon Perry. I nostri due provengono dall'Australia, eppure sembrano cresciuti all'ombra di una cattedrale gotica: canti in stile gregoriano, danze popolari medioevali, ma anche elettronica raffinata che crea trame sottili come ragnatele, questa è la miscela che contraddistingue il suono dei Dead Can Dance. "Into the Labyrinth" è il penultimo album da studio, un doppio ricco di canzoni intense e delicate, come "The ubiquitous Mr Lovegrove", aperta da un ritmo avvolgente di cornamuse e strumenti ad arco d'epoca; poi le esotiche " Saldek" e "Yulunga, una nenia cantata da Lisa Gerrard, a metà tra la preghiera di uno sciamano e il lamento di un'odalisca. "Ariadne" vi ricorderà l'altra canzone famosissima di Lisa, il leit motiv del "Gladiatore" (quella usata nello spot dei biscotti del mattino del Mulino Bianco). "Tell me about the forest", "How fortunate the man with none" (da un testo di Bertolt Brecht), "The carnival is over" sono tre poesie sonore, declamate dalla voce tenorile di Brendon Perry, novello Frank Sinatra, tra ricami di clavicembalo e sfogliate d'archi. Belli i testi ("Nuvole di tempesta si riuniscono fuori/ muovendosi lungo le vie polverose/ dove i fiori allungano i loro fragili colli/ per raggiungere e baciare il cielo"). (Giuliano Lugli)