recensioni dischi
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PHILIPPE PETIT  "Descent into the maelstrom"
   (2019 )

“Descent into the Maelstrom”, appena uscito per Opa-Loka Records, è un mondo di Philippe Petit, artisticamente figlio (anzi nipote) della musica concreta di Pierre Schaeffer. La sua ricerca sul timbro dei suoni, si focalizza qui sulla manipolazione in altezza, sull’ottenimento di una sorta di rumorose onde trascinanti, senza pause di silenzio. Petit si autodefinisce “agente di viaggio musicale” ed infatti quella è l’impressione che danno i tre capitoli di questa composizione. Ci si muove orizzontalmente nel tempo, dall’esplorazione di un dato impulso sonoro, sviscerato in tutti i modi, a quella di un altro, come tappe di un road movie. “Descent”, primo capitolo di 23 minuti, indugia tra suoni che somigliano a voci umane deformate, poi su taglienti frequenze di ghiaccio. Ma a metà viaggio, si raggiunge qualcosa che farà piacere agli amanti delle vecchie sale giochi: un loop con il suono quadrato 8bit, che si interrompe su una nota, per poi ripartire, come fosse stata una cadenza lirica. La seconda volta che si interrompe, Philippe fa rallentare i battimenti, fino ad uscire gradualmente dalla parvenza di videogioco vintage, per entrare in una fase da realtà virtuale de “Le avventure di Jonny Quest” (il remake del ’96). Come quest’ultima, ogni interpretazione è ovviamente personale, l’astrattismo porta a questo. Certi risultati faranno pensare contemporaneamente ai Rockets ed al primo Battiato. Fatto sta che, per questo viaggio, una componente della composizione in sé è l’ideale motore che ci trasporta, tra bassi dalla forma d’onda cangiante. Il secondo capitolo è un breve passaggio di 4 minuti senza titolo, a meno che il titolo non sia davvero quello che compare: “___”. Per questo triplo trattino basso, gli input sembrano parzialmente segnali in codice, ma completamente modificati, per diventare tridimensionali, simili a tubi di plastica. Il terzo capitolo “Into the Maelstrom” inizia col raddoppio continuo di velocità di un kick, da 4 battiti a 8, 16, 32, 64 eccetera, come lo stilema della techno per il crescendo. Qui la cosa si porta alle estreme conseguenze, fino alla parvenza di una nota trapanante. E poi, come da titolo, via nel maelstrom, nel vortice di suoni avvolgenti, che danno vita a sinestesie. In questi 21 minuti accadono moltissimi eventi, ancor più differenziati che nella prima traccia. Ciò che caratterizza la seconda metà, è la comparsa di un drone col suono da chitarra elettrica. Una sintesi cosmica che ognuno può percepire in modo diverso e fantasioso. (Gilberto Ongaro)