recensioni dischi
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REV REV REV  "Kykeon"
   (2019 )

I Rev Rev Rev tengono vivo il revival shoegaze degli anni ’10, con muri di suono in cui fondamentale è il lavoro del basso. Nell’album “Kykeon”, tra le distorsioni e la flemma tipica di chitarra e batteria, spicca in maniera evidente il basso, con i suoi giri semplici ma efficaci, incisivi. Ogni tanto la voce di Laura Iacuzio qua e là emerge dall’oscurità, ma spesso serve da benzina per caricare ulteriormente i riff di chitarra, veri protagonisti. Che a volte sono cromatici, come in “Egocandy”, creando un certo approccio esoterico. In brani come “Gate of the dark female” e “One illusion is very much like another”, l’andamento è più psichedelico che negli altri, ed è pertinente con il titolo dell’album “Kykeon”, nome di una bevanda allucinatoria usata in antichi riti greci. Certe soluzioni suonano drammatiche come in “Sealand”, che ripete tre note allarmate. La batteria è costante e incessante, ma a volte diventa solo un commento funereo e rituale, come alla fine di “Clutching the blade”. Spesso della voce si sente più il riverbero che la fonte originaria, come in “3 not 3”. Riverberi estenuano le chitarre di “Adrift in the chaosmos”, uno degli episodi più ipnotici e disturbanti, assieme a “Summer clouds”, dove il suono geneticamente modificato rende un’impressione febbrile e storta. Infine “Cyclopes” riprende quella carica drammatica di “Sealand”, in quell’incrocio fra la staticità dei suoni riverberati e la grinta del basso e sui tamburi della batteria (rullante evitato come il male). I Rev Rev Rev ci portano quindi un’esperienza caratterizzata dall’effettistica e dalla distorsione, resa avvolgente come un cupo mare elettrico. (Gilberto Ongaro)