recensioni dischi
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FOLWARK  "Vimäna"
   (2019 )

Pronunciando il titolo del disco dei Folwark, “Vimäna”, si legge “Vi mena”. Ed in effetti il power duo mena forte, con chitarra elettrica e batteria. Ma c’è un buon uso della dinamica, e molte zone suonate piano. Si tratta di uno stoner atipico: il suono della chitarra è da desert rock, solo che i toni sono ancora più chiusi del consueto. L’elemento introspettivo e psichedelico è predominante su quello panoramico – sabbioso. Impossibile descrivere singolarmente tutti i brani dell’album, o meglio poco utile: la bellezza di questi otto brani, è che sembrano un unico grande pezzo, con cambi di tempo ed armonia in corrispondenza del cambio del titolo. Tale è la coerenza e la solidità della proposta. Fasi agitate, graffianti ed irrequiete, come nell’aggressiva “I’ll teach you the fish” e l’attacco di “Grand Theft Aldo”, e fasi più morbide, ma mai del tutto tranquille, come al centro di “Bwommi” e in “Floyd”. Si sente l’esperienza nelle jam psichedeliche, e dall’intervista fatta per Music Map, emerge anche una certa ispirazione dal cinema più visionario, fra Lynch e Tarkovski. Il pezzo di chiusura, “Weather P”, è un minuto e mezzo che segna uno stacco dagli altri sette, con chitarra acustica, cori tenui e suoni statici che sembrano provenire da una fisarmonica, ma dilatati. Un’esperienza strumentale, per chi ama le corse sfrenate rock ed un suono lisergico ed abrasivo. (Gilberto Ongaro)