COTITO "Hechicero (Perspectives on afro-peruvian music – The collection vol. 2)"
(2019 )
La comunità afro-peruviana è composta da almeno due milioni di persone; si tratta dei sudamericani, i cui antenati furono africani. Juan Medrano Cotito fa parte di questa realtà, e ne riporta le radici musicali, che fanno emergere un innesto inscindibile, tra i ritmi del continente nero, e le armonizzazioni latine. “Hechicero (Perspectives on afro-peruvian music – The collection vol. 2)”, appena uscito per Buh Records, raccoglie brani sia composti ex novo, che tradizionali. Centrale è la presenza delle percussioni, jawbone, chekere, cajita, campanaccio, congas e bonghi; protagonista indiscusso fra tutte, è il cajòn di Cotito. Il brano di apertura è emblematico, “Ritmo de festejo ancestral”, dove sono presenti soltanto le percussioni. Con “Festejo de ritmo” siamo raggiunti dal coro dei musicisti, che ripete come un mantra il titolo del brano, su una melodia reiterata. Chitarra acustica e basso compaiono a partire da “Hechicero”, anch’essi coinvolti in pattern ipnotici, mentre le voci intonano una sorta di filastrocca: “Hechicero con poder, hechicero con sabor, hechicero con su cajòn chocolate”. Il pezzo successivo titola “Homenaje a Mangue”, un omaggio ad un celebre cajonista, Manuel Vàsquez “Mangüé”, scomparso nel 2012, ambasciatore della cultura afroperuviana. “Son de lo diablos”, a dispetto di quel che si può fraintendere in italiano, significa “Canzone dei diavoli”. Si riferisce ad una danza, dove i ballerini si vestono da demoni. In “Ronda de tondero” abbiamo una prima parte narrata in canto a tempo libero, con voce non proprio accademica, sopra una chitarra zeppa di saudade. Nella zona centrale invece, si scatenano tutti i percussionisti, cimentandosi anche in poliritmie. Altra dedica ad un evento tipico è la “Zamacueca”, danza dove uomo e donna ballano muovendo dei fazzoletti con le mani, e l’impressione è che questo testo sia esplicitamente rivolto al resto del mondo, per raccontare loro la particolarità di questa danza, resa nota dai dipinti di Pancho Fierro: “Pancho Fierro la dibujò (…) Agitando lo pañuelos”. E il coro ripete “Zamacueca” coinvolgendo il pubblico, mentre il ritmo cresce d’intensità fino alla fine. Termina la collezione di testimonianze un ultimo omaggio: “Homenaje a Pititi”, rivolta ad un altro maestro del cajòn, scomparso nel 2001, Eusebio Sirio alias Pititi. Così, Cotito salva e tramanda la propria tradizione musicale per i posteri. Queste musiche possono essere utili a chi studia etnomusicologia, è stata mantenuta la spontaneità, che il folklore esige. Ma “Hechicero (Perspectives on afro-peruvian music – The collection vol. 2)” è rustico al punto giusto, ed è soprattutto un disco di festa. (Gilberto Ongaro)