ZUFFANTI "In / Out (o la fine dell’amore)"
(2019 )
Fabio Zuffanti è un attivissimo musicista, che ha collaborato alla realizzazione di oltre quaranta dischi per molte realtà (Finisterre, La Maschera di Cera e molti altri). Ma i suoi? Il primo è datato 2007, e adesso è giunto alla sua ottava uscita, intitolata “In / Out (o la fine dell’amore)”. Si tratta di un lavoro di collaborazione tra Zuffanti, e a Piergiorgio Pardo per i testi, mentre le musiche sono firmate da lui, con Fabio Cinti e Livio Magnini; quest’ultimo è presente anche in veste di produttore, e la sua mano si fa sentire nei dettagli più piccoli, anche nel rullante industrial di “Fase uno”, che ricorda tanto quello de “Il Nucleo” in “Metallo non metallo” dei Bluvertigo. Mentre la voce solista che sentiamo cantare spesso, figlia di quella compostezza zen di Battiato, è quella di Fabio Cinti. Zuffanti, nonostante sia il perno del progetto che porta il proprio nome, compare nei credits a chitarre, tastiere occasionali, basso, anche voce e cori. Gli arrangiamenti colpiscono tanto quanto i testi ricercati: l’elemento rock e quello elettronico si equilibrano in maniera imprescindibile l’uno dall’altro, arrivando al risultato di un pop raffinato, per nulla scontato, ed intrigante. Dicevamo di “Fase uno”, che sembra un brano mancante di “Gommalacca” di Battiato, con i suoni aggiornati: la chitarra suona un po’ nasale, il violino risponde al cantato, e un arpeggiatore invade la scena. Mentre le parole sono seccate: “Hai fatto male, non mi dovevi svegliare, ora è successo, non farmi pensare. Non voglio vedere, non devo sapere”. Simpatico e d’effetto, l’intervento del vocoder per pronunciare le parole del ponte (“La linea, la luce”). C’è sempre un filo di ironia posata, come nel brano d’apertura “Ascoltate attentamente perché sono cambiate le nostre opzioni”: “Il mio segno zodiacale non ha ascendenti, non sbaglia mai”. Le strutture prevedono progressioni, legate al testo, come quella sognante per “Gli inconsolabili”, con sequenze armoniche favolistiche in corrispondenza di una narrazione: “Anni fa, in una spiaggia assolata, lui immaginò il suo futuro, e si spinse a pensarlo con lei, l'aria fresca accarezzava i pensieri, d'improvviso tutto cadde in una notte troppo veloce, fece un salto nel vuoto con lei e furono anni di vento perenne, rimasero abbozzate e mai compiute”. Ma delle situazioni di ritornello ci sono, come quello dell’amara riflessione qui: “Quello che trovi non è quello che cerchi”. La titletrack “In / Out” inizia come una decisa corsa dance, mentre le parole confondono: “E poi non chiamerò, il telefono è già troppo reale”. Il suono della chitarra di accompagnamento è spettacolare, gustoso, cangiante, colorato, non so che sinestesie usare per descriverlo. La voce è triplicata, con l’ottava superiore e inferiore (infernale) sovraincise. Ma il brano dura 8 minuti, e nella seconda metà la dance e i suoni sintetici si spengono per andare in una conclusione per chitarra acustica, e una sensazione di riappacificazione: “Quando sono con te io so chi sono”. Si gioca ancora in maniera più netta con tempi e ritmi in “Violenza domestica”: dopo appena 30 secondi di un rock dritto e deciso, con tanto di fiati galvanizzanti, la musica si trasforma in un groove funky e quasi lounge, per poi diventare disco e tornare finalmente al rock iniziale. La voce è ancora triplicata, e qui sta cantando Zuffanti. Emergono dubbi esistenziali: “A che serve scrivere? A chi serve tutta questa musica? Forse era meglio smettere anni fa (…) conto le ore da quando non sei più con me, l’anima vuole suoni disarmonici”. Il synth-bass fa da padrone in “I-O coda”, un brano di elettronica spinta fino a quasi tre quarti della sua durata, dove la batteria innesca un rock di risposta. “Se ci sei” riporta un po’ di semplicità compositiva, con la sola chitarra acustica e i commenti di viola, per parole d’amore. “In-quieti” è l’ultimo profondo viaggio elettrorock di questo disco: “So dell'attesa di qualcosa e non capire cos'è (…) So dell'inconsistenza del vivere in questi nostri tempi, dove tutto è a portata di mano, ma nulla si afferra, impara a cavalcare le onde che ogni giorno sono più grandi di te, in attesa di scavalcare ancora i recinti del mondo”. Ma alla fine la musica si fa conciliante, con una chitarra tranquillizzante. E ci si avvia alla conclusione strumentale con “Frantumazione”, interessante dialogo tra strumenti acustici e synth, tra rock ed elettronica. “In / Out” è un disco di prestigio, di quelli che elevano il pop a forma artistica. (Gilberto Ongaro)