POWER STATION "Power Station"
(1985 )
Il motivo per cui lo avevano fatto, forse, era nella prima strofa del singolo. “We want to multiply”, cantavano. Infatti, questa non era altro che una operazione di moltiplicazione duraniana. Era appena uscito “Arena”, il live diventato pietra miliare della musica ’80, e i fab five iniziarono a sentirsi stretti. Fu così che John e Andy si guardarono attorno, trovarono due solidi nomi, e si accoppiarono per un progetto esterno. I due erano Robert Palmer, voce di discreta fama, e Tony Thompson, in uscita dagli Chic. Ne uscì un lavoro di fattura invero mediobassa, con cover (“Get it on”, “Harvest for the world”) e inediti, tra cui il singolo di buon successo “Some like it hot” – dal testo porcello, “a qualcuno piace caldo e bagnato quando c’è passione”. Forse, la ragione era quella di mostrare al mondo che i 2 Duran temporaneamente transfughi sapevano fare anche musica che trascendesse le urla delle ragazze, il lancio di reggiseni sul palco e gli “Sposerò Simon Le Bon”. Però la promozione non poteva non buttarsi sui due Taylor, e alla fine furono soprattutto i pulzelli a far coda nei negozi di dischi per portarsi a casa un apocrifo dei DD. La cosa non rese Robert Palmer un idolo delle quindicenni, anche perché si restava spiazzati dal look da prete che sfoggiava nel video, ma creò disastri nei Duran, dato che Andy, assaggiato il gusto della musica “seria”, non si fece più vedere: qualche lavoro da solista, poi l’oblio delle cronache. Mentre John portò il sound dei Power Station nei Duran, aumentando il funky che si sarebbe poi notato a partire da “Notorious”, senza particolari esaltazioni da parte del pubblico. Bei tempi: qualsiasi Duran poteva mettersi davanti alla televisione, guardare la partita, dedicarsi al rutto libero, registrare il tutto, fare un “Live at Casa Mia”, e il Telegattone di Seymandi avrebbe dovuto comunque interessarsi alla faccenda. (Enrico Faggiano)