EPO "Enea"
(2019 )
Ritornano gli Epo, giunti alla loro nuova uscita discografica: “Enea”. La band, nata nel 2000, già in passato testimoniava la curiosità di approfondire la propria lingua partenopea (con “Notte doce” del 2012), ma in questo LP la ricerca diventa caratteristica centrale. Abbiamo dieci canzoni più una bonus track, tutte in napoletano, e l’importanza della voce è tale che è stata parecchio alzata pure in fase di mix, rispetto al resto della band. Si sentono tante influenze pop e rock internazionali, come in “Addò staje tu”, che, se non fosse per la lingua, potrebbe essere un arrangiamento pensato dai Coldplay. Con “’A primma vota” ci immergiamo invece in un groove che ricorda quel retro futurismo tipico degli anni ’10 (già immagino un video vaporwave, con le scritte delle vecchie VHS); tale scelta è coerente col testo nostalgico: “Quando eravamo guagliuni (…) ma tu sai che so’ cagnato”. Gli archi dell’ospite Rodrigo D’Erasmo (Afterhours) introducono “Nun ce guardammo arete”, un’amara ballata in 6/8, potenziata anche dai nefasti fiati dell’altro prestigioso ospite, Roy Paci. Dicevamo, la melodia vocale è sempre in primo piano, così è anche in “Dimmelo mo’”, sopra un fondo di chitarre fortemente riverberate. Questa sorta di post rock torna più tardi anche in “Auciello”, arricchita però dai fiati e introdotta da progressioni armoniche inaspettate del pianoforte. C’è spazio per molta introspezione, come in “Luntanu” e “Damme ‘na voce”, con arrangiamenti quasi spogli. L'opzione downtempo è marcata rispetto ai lavori precedenti, forse perché questa scelta di lanciarsi totalmente nel napoletano deve aver fatto scaturire sensazioni personali molto intime. E anche “Sirene” è condita da uno sfondo etereo, mentre “Malammore” presenta quasi esclusivamente la chitarra acustica. E sopra un mare di cicale si sviluppa “Ombra sì tu”, con la batteria sempre soffice e la chitarra riverberata, con la tromba che fa da controcanto malinconico al cantato, e il violino che spinge al massimo l’emotività del brano. La bonus track “Appriesso ‘e stelle” chiude il disco tornando per un attimo al groove di “A primma vota”, ma in maniera più decisa e contemporanea. Come per Enea, questo LP degli Epo è un lungo viaggio, tra suggestioni ed emozioni sussurrate. (Gilberto Ongaro)