recensioni dischi
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FRANCESCA CHIARA  "Il parco dei sogni"
   (1999 )

Quando, in un Sanremo Giovani di tardo 1998, cantò “Streghe”, l’Ariston ebbe un sussulto. Nel regno del miagolio – aveva appena vinto Annalisa Minetti, mica certo Nina Hagen -, lei in una manifestazione che era una sorta di anteprima del Festival ’99 cantò una roba a metà tra Siouxie e i Cranberries più incazzati. Gothic, quasi. Poi, al Festival vero e proprio, con i suoi lunghi capelli bicolori allentò la presa (nemmeno poi tanto) con una sinfonica “Ti amo che strano”. L’album uscì, senza particolari squilli di tromba, apprezzato però da tutti quelli – non tanti – che si fidarono di lei. “Il parco dei sogni” era una specie di concept album, con tutta una serie di piccoli episodi che avvenivano attorno a questo parco immaginario: gente che si conosce, che si innamora, che muore di droga. Con la voce tagliente di Francesca Chiara a raccontare, e con suoni che lambivano il dark e il gothic: Evanescence in provetta, si potrebbe dire, magari un po’ infantile e annacquato, ma nemmeno poi disprezzabile. Tutt’altro, con “L’onda”, pezzo finale, a far venire brividi e diventare colonna sonora di tutti coloro che perdono la persona amata, magari in modo tragico. Troppa roba, per un mondo italiano che comunque – citofonare Prozac+ - sembrava anche interessato alle sonorità anomale. E, come spesso capita, rimasto intasato nelle migliaia di anonime uscite sanremesi: meritava, comunque. E può essere propedeutico alle nuove cose della ragazza che, forse sfruttando l’onda nuova dei Lacuna Coil, con un nuovo progetto (“The Love Crave”) è in uscita sul mercato internazionale. Stateci attenti: non sarà una bomba sexy come Cristina Scabbia, ma ha un suo perché e un suo percome. (Enrico Faggiano)