recensioni dischi
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EMANUELE BODO  "Unsafe places"
   (2019 )

“Unsafe places” è l’album di debutto di Emanuele Bodo, chitarrista e arrangiatore classe 1983. L’idea di esordire con un lavoro discografico comincia a maturare nel 2015, con il supporto dell’amico batterista Mattia Garimanno. Il progetto vede ufficialmente la luce grazie anche alla collaborazione col tastierista Davide Cristofoli e il bassista Carlo Ferri: i brani sono sette, il disco si esaurisce in poco meno di cinquanta minuti e si muove tendenzialmente su binari progressive, ma la grande varietà dei brani e la tecnica dei musicisti di supporto hanno consentito a Bodo di esplorare anche territori metal e, a tratti, persino jazz fusion. Naturalmente, centrale è il ruolo della chitarra, che traccia senza soluzione di continuità traiettorie educatissime, ma che confeziona altrettanto frequentemente assoli di assoluto spessore. Al netto di ciò, comuque, Garimanno, Cristofoli e Ferri sono tutt’altro che musicisti di contorno e il loro peso specifico è sempre notevole nell’economia del disco. Aperto dall’imprevedibile “Black dunes”, pubblicato come singolo di lancio, e chiuso dal prog metal muscolare di “Chernobyl”, il disco mantiene velocità sostenute per tutta la sua durata, regalando alcune gemme come “Challenger deep”, che dopo un’apertura monumentale, s’increspa e s’impernia su in incredibile assolo di chitarra e su una batteria martellante, o ancora l’epica “The omen”. “Unsafe places” è un album che esprime le grandi doti tecniche e compositive di Emanuele Bodo in primis, ma anche dei suoi compagni d’avventura, e certamente farà felici gli ascoltatori del prog nostrano. (Piergiuseppe Lippolis)