FREDDY DELIRIO AND THE PHANTOMS "The cross"
(2019 )
E’ una nube elettrica più purpurea che sulfurea quella che avvolge le undici tracce di “The Cross”: di fatto un lavoro solista, segna il debutto per la genovese Black Widow Records di Freddy Delirio – tastierista negli storici Death SS - alla testa del nuovo progetto sotto la sigla Freddy Delirio And The Phantoms.
Oramai lontano dal metal truccato e imbastardito dei tempi d’oro, vira verso un austero synth-pop che ne inghiotte in parte l’afflato dark-gothic pur senza soffocarne le velleità, non rinunciando ad iniettare tetraggine e contrizione in un disegno che parte sì da tinte fosche, ma finisce per esaltare la componente melodica ed un suono affine a certo space-rock.
La tavolozza dei colori si allarga fino ad includere più di un barlume di luce: pregno di tensione ed ispirato da una versatile melanconia di fondo, “The Cross” è pervaso da un fascino mesmerizzante ben convogliato in arie in minore contrappuntate da tastiere ampie e sature, un incedere morbido e accogliente tradotto in undici tracce omogenee e compatte.
Più Mission che Nephilim, è in fondo una sofferente raccolta di meste ballate imponenti, lineari e solide (“Guardian angel”), talora aperte a chorus solenni e ieratici (“The circles”), altrove avviluppate come edera attorno ad atmosfere quasi trascendenti (“Cold areas”). Il linguaggio rimane magniloquente nella marziale “In the forest”, nella ossessiva cadenza catacombale al rallentatore di “The new order” (con cameo di Steve Sylvester ed un memorabile ritornello à la Andrew Eldritch), nello strumentale prog di “Afterlife”, fino ai quasi otto minuti della conclusiva “The ancient monastery”, commiato tardo-pinkfloydiano che suggella un album di grande personalità, a tratti addirittura maestoso. (Manuel Maverna)