recensioni dischi
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GRUPPO ITALIANO  "Tapioca manioca"
   (1984 )

Preistoria. 1983, in pieno revival anni ’60 (perché anche il revival è circolare: aspettiamoci a breve il ritorno di moda anche dei ’90 e, se non vi piacevano gli Ace of Base, preparatevi ad espatriare su Urano), si cercavano canzoncine balneari senza fronzoli e cosettine adatte alle balere. “Un’estate al mare” di Giuni Russo, l’anno prima, aveva fatto boom, anche se proprio easy easy non lo era. Nel 1983, oltre ai Righeira, c’erano stati anche loro. Tre ragazzi e due fanciullone, una bionda riccia e una mora bella bella con trecciolona, che con camicioni colorati e coreografie poi riprese da tutte le bambine iscritte a corsi di ginnastica artistica ballavano al ritmo della loro “Tropicana”. Come “Vamos a la playa” parlava di mari radioattivi e altre sciagure, anche loro parlavano di un disastro ambientale, con vulcano che distruggeva un villaggio turistico: ma la gente impazzì. Non uscì l’album – a quei tempi si poteva ancora vivere di 45 giri -, ma la band ugualmente ebbe copertine e altro: un po’ perché la cantante Patrizia di Malta proprio brutta non lo era, un po’ perché la storia di Raffaella Riva, con babbo coinvolto in faccendacce finanziarie, non poteva non essere citata. Andarono a Sanremo l’anno dopo, con una “Anni ruggenti” in tipico stile anni ’30, i musicisti travestiti da cactus, e le bambine che imitavano le due fanciulle nelle vestizioni carnevalesche. Finalmente, ecco l’album, battezzato – raccontano le cronache – come le due tartarughine della band. Non andò molto avanti: un po’ perché inspiegabilmente “Tropicana” venne esclusa, un po’ perché ormai, in esplosione di british invasion, la gente stava cambiando parere. “Il treno del caffè”, singolo festivalbariero, fu sconfitto dalla contemporanea “Colegiala”, che proprio da un treno del caffè della pubblicità traeva linfa. E il gruppo si ritirò sconfitto. Un successivo singolo l’anno successivo (“Sole d’agosto”), e poi tante raccolte, con incluse loro versioni di successi balneari anni ’60, tirati fuori da un carbonaro primo album, “Maccherock”, precedente al successo. La Riva intanto entrò nell’entourage di Gianna Nannini, ed ebbe un discreto successo nell’album “Puzzle”. La Di Malta, dopo aver fatto i cori per Jovanotti, è rimasta nel giro a coristeggiare qua e là, poca roba da solista, ma avrebbe meritato comunque una maggiore esposizione telecameresca. Brutta, davvero, non lo era. (Enrico Faggiano)