recensioni dischi
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MIRRORPLAIN  "Lost in paradise"
   (2019 )

Seconda fatica dei tedeschi Mirrorplain, “Lost in Paradise” conferma la forza della band, nel suo percorso alternative metal. Un lotto di 11 canzoni, dove la prerogativa è costruire linee vocali d’impatto, sopra un muro sonoro solido, anche se talvolta un po’ ripetitivo. Più o meno la ricetta degli arrangiamenti è la stessa per la maggior parte dei brani: chitarra pesante, accompagnata da archi di tastiera, e la voce ruvida di Christian Dӧring che spicca con la sua forza interpretativa. I testi girano talvolta sul tema della solitudine. Da “Judgement day”: “I don't know how to react (…) now I'm standing on my own, with my problems, left alone (…) I accept my emptiness”. Le canzoni, prese singolarmente, sono tutte efficaci: le corse sfrenate di “No. 1-0-7” e “World of pain”, i palm muting nel breakdown di “Speak to the deaf”, i cori gridati e particolarmente potenti di “Drown”, la chitarra elettrica pulita iniziale di “Judgement day”, un po’ in odore di System Of A Down. Il rischio, ascoltandole tutte di seguito, essendo tutte pompate al massimo, è l’effetto che fece “Meteora” dei Linkin’ Park: un po’ di appiattimento, per via delle strutture prevedibili. Fa eccezione la titletrack “Lost in Paradise”, con una prima parte di chitarra acustica, per poi deflagrare dopo un minuto. Ciononostante, la sensazione di alta tensione è sempre garantita. Su un disco, si può valorizzare di più la dinamica, ma di contro l’adrenalina è assicurata, e suonare dal vivo tutti questi brani di fila, dimostra un’energia invidiabile da parte dei Mirrorplain, tanto che l’LP risulta un accattivante invito ai concerti, che devono essere esplosivi. (Gilberto Ongaro)