recensioni dischi
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GASPARAZZO BANDABASTARDA  "Pane e musica"
   (2019 )

Ottavo album per i Gasparazzo Bandabastarda, “Pane e musica” è una rinfrescata per chi sentiva la mancanza delle sonorità saltellanti che spaziano dalla balcanica al reggae, coi fiati onnipresenti, sempre a metà strada tra il malinconico e il richiamo alla lotta popolare. Le canzoni si alternano tra giocose ed impegnate, fra temi collettivi e dediche a singoli personaggi. Prima di tutto, “Za’ Vov”, con un bel levare divertente celebra il liquore all’uovo più noto, con gusto per l’allitterazione (“Zeta zabaione”) e indugio nel sapore (“marsala a volontà”). Un brano festoso, cui fanno seguito due titoli che sono altrettanti nomi e cognomi: “Bruno Neri”, cantato sopra un ukulele sereno, ed “Ettore Scola”, ska irriverente. Bruno Neri è stato un calciatore attivo negli anni del Duce. Nel libretto di questo cd, c’è una sua foto con la squadra, dove tutti i giocatori fanno il saluto romano, come si doveva fare nelle situazioni pubbliche. Tutti tranne lui. Non ci stava, a suo rischio e pericolo, e non ha mai piegato la testa, fino a morire partigiano in guerra. A lui è dedicato il ritornello: “Mai, mai, no mai, non sarò mai come voi”. Per il celebre regista Scola, la musica resta allegra, per raccontare le emozioni dei suoi film: “Hai messo in scena i nostri sentimenti, li hai fatti volteggiare, accovacciare e dileguare. Quel nodo che ti prende in gola per le parole non dette (…) scarabocchi sul quotidiano per ridere anche un po' di sé stessi, oggi qui noi orfani di partito e di un sentire collettivo”. L’impegno politico è sempre stato presente nella banda, e ripassando la loro storia, fanno sul serio! Sostengono chi lotta per il Sahara Occidentale, stato non ancora del tutto riconosciuto, che vuole separarsi definitivamente dal Marocco. E’ presente una testimonianza dei Gasparazzo che lì, nel deserto, suonano e cantano “Bella Ciao” assieme alle donne che intonano un assordante coro zaghroutah (per tutti: le arabe che strillano “Alalalalalalalalal”). Tornando al disco, cambiamo continente con il passionale “Basso ventre”, altro brano folk che contiene una cuìca brasiliana. Un brano che sembra uno scherzo letterario, “O” si focalizza sulla “quarta sorella” delle vocali, evocando tutto ciò che può evocare: il simbolo dell’ossigeno, il cerchio, la botte, l’origine del mondo, lo zero della farina… Con “Hevi (amore curdo)” si torna seri, con un reggae più ortodosso. Il brano si ispira a una poesia di Hisam Allawi: “Mi dispiace amore, per il caos che le mine hanno lasciato dentro noi, e per ogni serata effimera passata sul dorso dei proiettili, perdonami (…) le ho raccontato del popolo siriano affamato e perduto, le ho affamato, dei potenti la complicità la loro follia”. La titletrack “Pane e musica” è un’altra festa che celebra la musica di per sé, con suggestioni world music davvero miste, un po’ africane, un po’ giamaicane, col testo mezzo italiano mezzo inglese. “Patata groove” continua con l’inglese, immettendo nel ritmo una leggera sincope funky. Infine, emerge l’esigenza più forte della band, forse l’impellenza decisiva che li ha convinti a realizzare questo LP: “Preoccupante è quando”. Senza mezzi termini, si affronta di faccia l’attualità più stringente, nei suoi lati più allarmanti: “Preoccupante è quando nel terzo millennio si muore di morbillo e l'ignoranza non conosce vaccino (…) preoccupante è quando l’essere amorevole e la solidarietà sono reperti del passato”. Il sassofono improvvisa ed accompagna questi moniti, fra i quali è stata inserita la voce del ragazzino di Torre Maura, quello che ha detto: “Non mi sta bene che no”. Con quell’acerbo, sgrammaticato e coraggiosissimo gesto, ha gettato nell’imbarazzo interi partiti cosiddetti “di sinistra”, che non sanno più dare risposte, lasciando scivolare i popoli verso chi urla e fomenta odio. Ci doveva pensare un quindicenne a fare da voce della coscienza! Tutto ciò è preoccupante, e i Gasparazzo Bandabastarda hanno sentito il dovere di dare voce e conforto a chi si vuole ancora ribellare a questa proposta di rinnovata fascistizzazione dell’Italia, sotto le mentite spoglie del “buonsenso”. Ci si sente meno soli. (Gilberto Ongaro)